Con la chiusura di Annozero di Michele Santoro, programma di punta di Rai 2 che vanta per l’annata 2010/2011 il 20% di share medio, i dirigenti Rai ora sono preoccupati per la possibile fuga degli inserzionisti dai contratti pubblicitari con Sipra, la società che raccoglie la pubblicità per la tv pubblica. E meno introiti pubblicitari potrebbero realisticamente allargare il già cospicuo deficit delle casse della Rai. Per rimediare alla gravosa perdita, secondo il quotidiano nazionale La Repubblica, il governo sta studiando la soluzione definitiva: l’aumento del canone.
Il giornale del gruppo L’Espresso riporta in un articolo di oggi le preoccupazioni della dg Lorenza Lei, rivolte al ministro Paolo Romani, per le prospettive non rosee dell’azienda di Viale Mazzini. Il ministro per lo sviluppo economico ha immediatamente promesso un intervento del governo. Appunto con un aumento dell’abbonamento Rai a carico dei contribuenti.
Il dossier canone è sulla scrivania di Romani. E tra le ipotesi contempla anche la possibilità di agganciarne il pagamento alla bolletta elettrica, soluzione accantonata poco tempo fa, mentre in piena campagna elettorale Berlusconi propagandava l’evasione dell’abbonamento Rai. Un fenomeno molto italiano che sottrae alla casse dell’azienda radio televisiva pubblica più di 600 milioni di euro l’anno, e coinvolge il 28% dei contribuenti, e per il canone speciale il 90% dei partiti, delle aziende, delle associazioni, degli alberghi, dei locali pubblici e delle banche.
Nella stagione televisiva che sta per concludersi, il programma di Santoro ha avuto una media di 5,8 milioni di spettatori, con uno share del 20,71%, stando ai dati diffusi dallo staff di Annozero. Garantendo così a Raidue il successo in prima serata il giovedì: il 12 per cento in più rispetto alla media di rete. Non è un caso, d’altronde, se ieri a Piazza Affari i titoli di TI Media, società che possiede il canale La7, hanno subito un balzo del 17,56 per cento, dopo le indiscrezioni sul passaggio di Santoro alla controllata Telecom. Una crescita del valore delle azioni in Borsa stimato in 29 milioni di euro.
Al possibile e realistico crollo pubblicitario per la prossima stagione televisiva la Rai chiede al governo di porre rimedio. E l’unica leva sarà appunto il canone (oggi già a 110,50 euro). La pillola amara al contribuente sarà somministrata a fine anno, quando Tesoro e Comunicazioni dovranno annunciare che l’aumento di 1,50 euro del 2011 non è stato sufficiente. Ha permesso d’altronde di incassare 30 milioni di euro in più, poca cosa, appena il 10 per cento rispetto ai 300 milioni di fabbisogno che aveva stimato la dirigenza Rai.