Il Consiglio di Stato da l’ok al canone Rai in bolletta. Tablet e smartphone non sono soggetti al pagamento e se ci sono più apparecchi tv il canone è uno solo. Ma rimangono i dubbi.
Il canone Rai in bolletta supera il secondo esame del Consiglio di stato, anche se la definizione di apparecchio televisivo, che era stata la principale richiesta di modifica da parte dei giudici di Palazzo Spada, nel primo parere del 14/4/2016, non troverà casa nel decreto. Lo ha reso noto lo stesso Consiglio di Stato nel corso di una conferenza stampa, spiegando che sono stati superati i rilievi mossi in un precedente parere interlocutorio.
Secondo quanto riporta Ansa, riguardo ai rilievi che erano stati avanzati, è stato chiarito cosa si debba intendere per apparecchio tv e che tablet o smartphone non sono soggetti a canone. I giudici hanno comunque promosso la scelta del Ministero dello Sviluppo economico di inserire solo l’elenco dei device che sono esclusi dal pagamento del canone in una nota interpretativa dello stesso Ministero. «C’è la certezza che se ci sono più apparecchi tv, il canone è uno solo. Si è ottenuto un importante arricchimento delle forme di pubblicità dei moduli dei documenti, delle istanze, di tutto ciò può essere utile al cittadino per accedere ai propri diritti. E infine tutti i dati del cittadino saranno trattati secondo la prescrizione del codice della privacy, sotto le istruzioni del garante: erano dati destinati a circolare e quindi da proteggere».
Il Mise ha risposto alla criticità sollevata da Palazzo Spada su cosa si dovesse intendere per apparecchio televisivo, scegliendo la strada della prassi amministrativa. Per il Mise non è stato possibile introdurre una disposizione che spiegasse in modo preciso per quali apparecchi dovrà essere applicato il canone tv in bolletta perché «potrebbe ingessare eccessivamente tale definizione» con la conseguenza di farla diventare obsolescente, vista la «continua evoluzione delle tecniche di trasmissione e ricezione del segnale televisivo». Quello che, quindi, ha fatto il Mise è stato inserire una nota tecnica, estranea al decreto ministeriale, dove si chiarisce quali apparecchi saranno assoggettati al pagamento del canone Rai in bolletta e quali saranno, di conseguenza, esclusi dall’onere.
In materia di privacy nel decreto sarà inserito l’articolo 8, intitolato «privacy e adempimenti delle imprese elettriche». Sarà precisato che lo scambio di informazioni fra gli enti coinvolti (Anagrafe tributaria, Autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico, Acquirente unico spa, ministero dell’interno, comuni e alcune società private) dovrà avvenire nel rispetto del dlgs 196/2003, dove è prescritto come devono essere trattati i dati personali. Inoltre, il Mise ha provveduto a inviare al Garante della privacy il decreto ed è in attesa di ricevere il parere anche da quest’ultimo.
Il decreto metterà nero su bianco, con un’integrazione all’articolo 6, che in caso di famiglia con doppia abitazione, se «erroneamente» uno dei due utenti ha dichiarato di essere residente nella seconda casa, non si avrà un doppio pagamento del canone in bolletta. Con la riformulazione dell’articolo 7, comma 1, sarà prevista, per le aziende elettriche che svolgeranno l’attività di riscossione del canone tv, una compensazione forfettaria che andrà a ricadere sulle risorse iscritte a bilancio dell’Agenzia delle entrate. L’attività di riscossione, quindi, non dovrà pesare sui contribuenti attraverso un aggravio della bolletta. Il Consiglio di Stato, infine, in questo parere definitivo ha chiesto che anche in futuro si garantisca, in maniera ordinaria e stabile, la massima pubblicità, anche sui siti istituzionali dell’Amministrazione, di tutti gli atti e di tutta la modulistica in materia e che le istruzioni siano scritte con linguaggio comprensibile ai non addetti ai lavori.
Sugli altri punti, su cui i giudici di Palazzo Spada avevano chiesto chiarezza in relazione al parere espresso il 14 aprile 2016, l’amministrazione non ha ritenuto necessario un recepimento. Il Consiglio di stato aveva chiesto di rendere chiaro il concetto secondo il quale il canone tv sia dovuto una sola volta indipendentemente dal numero di apparecchi televisivi che il singolo contribuente possiede. Il Mise ha sostenuto di «non aver recepito tale rilievo» perché questo concetto «emergerebbe in maniera sufficientemente chiara» dalla legge 28/2015 in base alla quale «il canone di abbonamento è, in ogni caso, dovuto una sola volta in relazione agli apparecchi (…) detenuti, nei luoghi adibiti a propria residenza o dimora, dallo stesso soggetto e dai soggetti appartenenti alla stessa famiglia anagrafica, come individuata dall’articolo 4 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 1989, n. 223».
«Non ho mai dubitato e ringrazio il Consiglio di Stato per il costruttivo contributo dato al percorso del decreto sul canone Rai in bolletta», è stato il commento del sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, che ha poi espresso la sua gratitudine al Garante della Privacy e ai suoi collaboratori «per il lavoro serio, puntuale e competente che insieme, ciascuno per le sue competenze, stiamo facendo».
Fonti: Ansa | ItaliaOggi