L‘11% delle imprese dei principali 90 distretti industriali italiani non può accedere a Internet con un collegamento a banda larga di tipo Adsl, a una velocità minima di 2 Megabit al secondo (Mbps). Si tratta di un dato medio, che nasconde al suo interno situazioni anche molto più gravi di digital divide, se per esempio le aziende si trovano in un’area periferica rispetto ai grandi centri urbani o in una zona montana. Per 43 distretti, infatti, la copertura si colloca al di sotto della media (89% di imprese coperte), con situazioni più critiche nei distretti dei frigoriferi industriali di Casale Monferrato, della sedia di Manzano, nel distretto agroalimentare di San Daniele e nel distretto del Marmo e delle Pietre del Veneto.
I dati, aggiornati al gennaio 2012, sono stati elaborati dall’Osservatorio nazionale banda larga-Between prendendo come riferimento i 90 principali distretti italiani selezionati dall’Osservatorio nazionale sui distretti. Il quadro generale diventa largamente deficitario, anche rispetto alla media nazionale, se si guarda alla seconda generazione di servizi a banda larga (20 Mbps). Rispetto alla copertura media del 64%, oltre il 60% dei distretti analizzati presenta una copertura inferiore. «In oltre dieci casi – rileva Cristoforo Morandini, associated partner di Between –, il servizio risulta del tutto assente, come per esempio nel distretto cartario di Capannori, nel distretto tessile lecchese o nel distretto piemontese dei casalinghi (Omegna-Stresa-Varallo Sesia). Inoltre, il valore nominale del collegamento offerto non deve trarre in inganno, visto che spesso la distanza tra l’azienda e la centrale nella quale si trovano gli apparati di rete è tale da non consentire di raggiungere i valori auspicati. Se il valore medio effettivo dei collegamenti Adsl è pari a circa 4 Mbps – quantifica Morandini –, nelle aree distrettuali questo valore scende attorno a 3,4 Mbps».
L’infrastrutturazione di aree con collegamenti in fibra ottica fino all’azienda riguarda ancora solamente le grandi aree metropolitane (a cominciare da Milano) e alcune zone industriali (tipicamente del Nord Italia) nelle quali operatori nazionali e locali hanno realizzato degli investimenti nell’ultimo decennio. Questo ha fatto sì – spiega Morandini – che in molte aree si sia sviluppata un’offerta di collegamenti radio, spesso da parte di Wisp (Wireless internet service provider) locali.
Il nostro Paese, inseme ad una manciata di altri Stati europei, rimane al solito indietro. Mentre l’annullamento del digital divide infrastrutturale nella disponibilità di servizi di accesso a banda larga (obiettivo Ue 2013) è in via di risoluzione nei principali Paesi industrializzati, inclusa l’Italia, la situazione rimane molto eterogenea per le successive generazioni di servizi a banda larga, a cominciare dai servizi a 20 Mbps, fino ai servizi a banda ultralarga a 30 Mbps e a quelli che rappresentano l’obiettivo dell’agenda digitale europea per il 2020, vale a dire i 100 Mbps e oltre.
Fonte: Il Sole 24 Ore