Switch-off Nord Est a rischio rinvio. Tv locali in rivolta a rischio chiusura

Da un articolo del 1/07/2010 di Michela Nicolussi Moro sul corrieredelveneto.it:

VENEZIA—Il Veneto dovrebbe passare al digitale terrestre tra il 15 ottobre e il 15 novembre prossimi. Peccato che l’archiviazione dell’analogico rischi di coincidere con l’addio alle 27 televisioni locali, di fatto appena escluse dall’operazione dall’Agcom (l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni). In Italia ci sono 25 emittenti nazionali e un totale di 55 frequenze in molte regioni, che però in Veneto, Friuli ed Emilia si dimezzano a 27, perchè le altre 27 sono andate a Croazia e Slovenia, secondo accordi internazionali ratificati nella Convenzione di Ginevra del 2006.

Ora, stando al Piano nazionale di assegnazione delle frequenze (Pnaf) appena pubblicato dall’Agcom, le 27 italiane sono tutte appannaggio delle emittenti nazionali e, alcune, dei colossi telefonici. Nella relazione tecnica l’Agenzia scrive di aver garantito «la pianificazione di almeno 13 “multiplex” a copertura regionale nella Pianura Padana per Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Marche, Friuli, le più critiche in termini di orografia e coordinamento internazionale», delle quali però non c’è traccia nello schema allegato.

«Mi devono spiegare dove sono — attacca Giorgio Galante, editore di 7Gold Telepadova — a meno che non ci vogliano far occupare le frequenze assegnate a Croazia e Slovenia. Ipotesi inimmaginabile, prima di tutto perchè costituirebbe un illecito e poi perchè il segnale sarebbe disturbato da continue interferenze ». «Il Pnaf è in pieno contrasto con la legge 249 del 31 luglio 1997 e con le successive delibere firmate dall’Agcom, che assegnano un terzo delle frequenze pianificabili alle emittenti televisive locali — spiega Thomas Panto, editore di Antenna 3 Nordest —. Significa che sulle 27 frequenze destinate all’Italia per le aree tecniche 6 e 7, cioè relative a Veneto e Friuli, nove dovrebbero andare alle tivù locali e invece risultano tutte affidate alle reti nazionali ».

Galante, Panto e Filippo Jannacopulos, editore di Rete Veneta, hanno stretto un accordo per presentare ricorso al Tar del Lazio, l’unico competente in materia, al quale chiederanno di bloccare il piano in tutto il Paese, e poi per fare pressioni sul ministero delle Comunicazioni. Che invitano «a rispettare la riserva di legge di un terzo delle frequenze pianificabili attualmente nelle aree tecniche 6 e 7 e a coordinarne ulteriori con Slovenia e Croazia, sempre mantenendo tale riserva». «Vanno cambiate tutte le frequenze — dice Jannacopulos — la nostra è una battaglia per tutelare l’emittenza di qualità e centinaia di posti di lavoro. Senza contare che la legge ci obbliga a proseguire negli investimenti per passare al digitale terrestre, con un costo minimo di 3 milioni di euro. Non possiamo fermarci, nel Veneto ci saranno 80 impianti e le ditte fornitrici non possono certo essere avvertite il giorno prima: gli ordini li abbiamo spediti mesi fa. Ma stiamo investendo al buio ».

A proposito di soldi, sembra che per le reti nazionali rinunciare alle nove frequenze per legge da assegnare alle emittenti locali significhi perdere 1,5 miliardi di euro in cinque anni. «La Frt (Federazione radio e televisioni, ndr) è stata chiara — precisa Luigi Vinco, editore e direttore di Telenuovo — se un terzo delle frequenze di qualità non viene assegnato alle tivù locali, faremo ricorso al Tar del Lazio. E temo che sarà un partita così lunga da ritardare nel Nord Est il passaggio al digitale. I cittadini tengono all’informazione del loro territorio, come testimoniano gli ascolti, perchè la sentono più vicina, più radicata. Ma se le cose non cambiano, rischiamo di scomparire ». Galante, Panto e Jannacopulos torneranno a chiedere aiuto al governatore Luca Zaia, già incontrato per chiedere un contributo regionale a sostegno dell’addio all’analogico. «Vigileremo sul passaggio al digitale terrestre e difenderemo le tivù locali — ha detto Zaia a CNRmedia — per noi sono servizio pubblico. Ci costituiremo parte lesa se saltasse fuori che il Veneto è stato penalizzato, le regioni devono contare su emittenti al servizio del territorio».

5 thoughts on “Switch-off Nord Est a rischio rinvio. Tv locali in rivolta a rischio chiusura

  1. Le emittenti locali, sono le uniche che non censurano le notizie, sono più vicine alla gente e danno voce alla gente

  2. ASSOLUTAMENTE NECESSARIO IL RINVIO DELLO SWITCH OFF NELL’AREA TECNICA N. 3 (Lombardia, esclusa prov. di Mantova, Piemonte Orientale e province di Parma e Piacenza)

    ■ Con riferimento alla problematica del passaggio definitivo alle trasmissioni televisive digitali via etere terrestre (c.d. “switch off”) dell’area tecnica n. 3 (Lombardia esclusa la prov. di Mantova, Piemonte orientale, corrispondente alle prov. di Alessandria, Novara, Vercelli, Asti, Biella, Verbania-Cusio-Ossola, nonché alle province di Parma e di Piacenza), attualmente calendarizzato a partire dal 15 settembre 2010 fino al 20 ottobre 2010, l’avv. Marco Rossignoli, coordinatore AERANTI-CORALLO, ha dichiarato: “Riteniamo assolutamente necessario un differimento dello switch off dell’area tecnica n. 3 in quanto ad oggi non è stata ancora emanata dall’Agcom la pianificazione delle frequenze relativa a tale area; non è stata ancora emanata la regolamentazione relativa all’ordinamento automatico dei canali (LCN); non sono stati ancora emanati i criteri per l’assegnazione dei diritti di uso delle frequenze in tale area; non sono ancora state definite le negoziazioni di coordinamento internazionale ai fini delle utilizzazioni frequenziali nelle zone di confine. Risulta pertanto evidente – ha aggiunto Rossignoli – che fino a quando non verranno espletati tali incombenti, il Ministero dello Sviluppo economico non potrà procedere alla assegnazione dei diritti di uso delle frequenze per le trasmissioni televisive digitali terrestri nell’area tecnica n. 3. Anche qualora tali incombenti – ha proseguito Rossignoli – venissero completati prima del 15 settembre (ipotesi di difficile realizzabilità, stanti i tempi molto stretti, comprendenti, peraltro, il mese di agosto), il Ministero dello Sviluppo economico, per rispettare la data di switch off, finirebbe per assegnare i diritti di uso delle frequenze per l’area tecnica n. 3 con un anticipo di solo qualche giorno, o addirittura di solo qualche ora, rispetto allo switch off medesimo. Tale situazione – ha concluso Rossignoli – sarebbe insostenibile per le imprese televisive locali operanti nell’area tecnica n. 3 in quanto le stesse si troverebbero impossibilitate, in tali tempi ristrettissimi, a progettare le nuove reti di trasmissione, a procedere all’acquisto degli impianti necessari (che, presumibilmente, le ditte costruttrici non sarebbero in grado di fornire e installare prima dello switch off), nonché a richiedere e a ottenere le autorizzazioni urbanistiche, ambientali e igienico sanitarie necessarie (in base al Codice delle comunicazioni elettroniche e alle normative regionali e comunali in materia)”.

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