Il prelievo di 150 milioni di euro derivanti dal canone costringerà l’azienda tv di Stato, a detta del dg Gubitosi, a ridimensionare le sedi regionali, a vendere una quota minoritaria di Rai Way, l’asset delle torri di broadcasting, e forse a tagliare dei posti di lavoro.
In Rai lavorano direttamente o indirettamente 80 mila persone (i dipendenti effettivi sono 12.500, i giornalisti sono 1.750, i dirigenti 700), soltanto le sedi regionali costano 400 milioni di euro. «Andiamo a vedere quanto costano le sedi regionali. – dichiara Renzi – Se vogliono aprire una riflessione sulla qualità del servizio pubblico, bene; altrimenti è una polemica umiliante, quando nel Paese reale tutte le famiglie tirano la cinghia».
La sede regionale Rai di Firenze, scrive Matteo Pucciarelli su La Repubblica, è situata in un lussuoso palazzo sul lungarno di 18mila metri quadrati e ospita 132 dipendenti. In Sardegna, invece, ci sono due basi Rai: una a Cagliari, l’altra a Sassari. Una nel capoluogo vero, l’altra in quello politico, perché da lì venivano Francesco Cossiga, Antonio Segni, Enrico Berlinguer. Oggi nella seconda ci lavorano sette persone, 1100 metri quadrati a disposizione. La sede di Genova è sita in un grattacielo di 12 piani ma ne occupa a malapena tre. «L’edizione di mezzanotte costa 4 milioni l’anno solo di personale» denunciò a suo tempo Milena Gabbanelli, «perché non cominciare a razionalizzare?» si chiese.
A detta dell’Usigrai, le redazioni regionali non producono solo tre tg al giorno, ma tre telegiornali, due giornali radio, gli appuntamenti quotidiani della mattina Buongiorno Regione e Buongiorno Italia, un tg scientifico quotidiano, un settimanale, diverse rubriche quotidiane e settimanali a trasmissione nazionale, cui vanno aggiunti tutti i servizi che ogni giorno vengono prodotti per i tg nazionali. Da Milano, Torino e Napoli, ad esempio, arrivano oltre 12mila pezzi all’anno. In sintesi, la TgR produce 8500 ore tv e 6200 radiofoniche.
«Tutti tagliano i costi – ha detto Renzi – non vedo perchè la Rai non debba farlo. L’operazione più semplice è quella di vendere Rai Way». Il riferimento alla vendita di Rai Way poi bloccata da un provvedimento dell’ex ministro Maurizio Gasparri ha suscitato la reazione dell’esponente di Forza Italia: «Se Renzi conoscesse le vicende italiane saprebbe che bloccai la svendita di Rai Way perché chi comprava il 49% della società ne diventava di fatto il padrone, perché le decisioni importanti sarebbero state prese solo da un quorum di circa il 70% degli azionisti. La Rai con il 51% sarebbe stata in minoranza», rivendica Gasparri.
Inevitabile anche la reazione del sindacato interno che sfida Renzi a mettere fuori dalla porta Rai gli sporchi interessi dei partiti. «Non vediamo l’ora di fare una bella operazione verità sui conti, per colpire i veri sprechi: appalti, consulenze esterne, produzioni esterne, contratti di collaborazione inutili e superpagati, e che fanno comodo a qualcuno e vanno contro gli interessi di tutti, mentre in azienda si consentono marginalizzazioni e sottoutilizzazioni», dice l’esecutivo Usigrai.
Intanto, Renzi manda un messaggio inequivocabile alla dirigenza Rai affinché agisca: «Nessuno di noi ha chiesto tagli a programmi e contenuti Rai, ma se il sistema Paese contribuisce a riorganzizare lo Stato allora diamo alla Rai due possibilità: riorganizzare le sedi regionali o vendere Rai Way che non è decisiva ai fini del suo funzionamento». Mercoledì prossimo è prevista l’audizione del cda in Commissione di vigilanza. E nello stesso giorno arriverà alla Camera in Commissione di Bilancio il decreto Irpef 66/2014, giudicato come incostituzionale dall’Usigrai. E con la linea Gubitosi si fa sempre più debole poi l’ipotesi di un ricorso contro il provvedimento di tagli del governo.
Fonti: ItaliaOggi | La Repubblica | Il Messaggero
Matteo Bayre è un esperto di nuovi media e tv digitale, freelance Front Web Developer, SEO Specialist e Web Content Editor. Blogger per passione. Ha una laurea specialistica in Scienze della Comunicazione.