Si è chiusa pochi giorni fa (forse per sempre) la lunga battaglia legale tra Rai e Sky sui programmi della tv pubblica oscurati per anni sulla piattaforma satellitare di Ruper Murdoch.
La sentenza (numero 4336) del Consiglio di Stato pubblicata il 30 agosto 2013, pronunciata in seguito alle impugnazioni proposte da Rai, Agcom e Tivù (joint venture tra Rai e RTI-Mediaset), ha confermato una volta per tutte la sentenza del Tar Lazio che aveva dato ragione a Sky.
Il Tribunale amministrativo infatti nel luglio del 2012 giudicò illegittimo l’oscuramento di parte della programmazione della Rai su Sky, annullando la delibera Agcom n. 732/09/CONS, e ravvisandone l’illegittima mancata censura delle gravi violazioni degli obblighi di servizio pubblico, connesse alla decisione della Rai di impedire la visione integrale senza oscuramenti dei propri programmi agli utenti muniti di decoder satellitare Sky e di riservarla ai soli utenti della piattaforma satellitare televisiva Tivù Sat.
Nella sostanza la Rai, dopo aver rinunciato nel 2009 alla ricca offerta di Sky (da 350 milioni di euro per 7 anni) per continuare a trasmettere sulla sua piattaforma satellitare i canali di Rai Sat, sia per il contratto di servizio 2007-2009 sia per quello relativo al biennio 2010-2012, appoggiandosi a questa delibera dell’Agcom, è intervenuta talvolta per criptare i propri programmi sulla piattaforma di Murdoch in concomitanza con esclusive importanti (ad esempio le partite della Nazionale di Calcio). Una pratica messa in atto anche da Mediaset che però non offre un servizio pubblico. Peraltro Sky si era dotata di una digital key che ricollegandosi al digitale terrestre dribblava il problema.
Sia il Tar sia il Consiglio di Stato hanno però rimarcato che, essendo il canone obbligatorio e il servizio pubblico, la Rai deve attuare un atteggiamento neutrale nei confronti delle diverse piattaforme in quanto «come in precedenza posto in rilevo la cessione gratuita dei servizi non conferisce alcun vantaggio patrimoniale apprezzabile a Sky Italia, poiché in realtà nel 2007 Rai era tenuta a cedere gratuitamente la propria programmazione alle varie piattaforme non per avvantaggiare altri operatori, ma per garantire, in tal modo, l’accessibilità al servizio pubblico agli utenti che ricevevano il segnale Rai via satellite o per propria scelta o perchè residenti in aree non coperte dal segnale terrestre».
Nello specifico la sentenza conferma che gli oscuramenti sulla piattaforma satellitare di Sky di una parte della programmazione delle reti generaliste Rai trasmesse in simulcast in tecnica analogica sono stati illegittimi, in quanto vietati sia dall’art. 26 che dall’art. 31 del Contratto di Servizio Rai per il triennio 2007/2009, i quali prevedono, da un lato, un vero e proprio obbligo di cessione gratuita dell’intera programmazione pubblica a favore di tutte le piattaforme distributive interessate e, dall’altro, l’accesso gratuito alla programmazione Rai trasmessa in simulcast, sempre al fine di assicurare l’universalità del servizio pubblico.
Con riferimento al contratto di servizio Rai per il triennio 2010/2012 il Consiglio di Stato ha interamente accolto le tesi di Sky concludendo che l’impegno di Rai a promuovere la diffusione di Tivù Sat ivi previsto: (i) costituisce un aiuto di stato illegittimo integrando un elemento di alterazione della parità di condizioni nel mercato concorrenziale televisivo a favore di alcuni operatori privati attraverso l’impiego di risorse pubbliche; (ii) viola anche l’art. 47 , comma 4, del TUSMAR che vieta espressamente a Rai di utilizzare, direttamente o indirettamente, i ricavi derivanti dal canone per finanziare attività non inerenti al servizio pubblico generale radiotelevisivo.
Insomma, distribuire i contenuti su Tivù Sat non è sufficiente, e gli oscuramenti da parte della tv pubblica hanno favorito un cosiddetto concorrente di Sky. Il contratto di servizio in essere (che la sentenza definisce errato) è ancora quello del triennio passato e ora il giudizio del Consiglio di Stato potrebbe influenzare il nuovo che sarà varato tra pochi giorni.
Fonti: Corriere della Sera – Sky Italia