Il finanziere: «pronto a entrare anche in società con La7 di Cairo»
«Se la Rai è vendibile noi siamo qua». Lo afferma a Radio 24 il finanziere Tarak Ben Ammar, noto socio di Berlusconi nel mercato tv, che, intervistato da Giovanni Minoli, aggiunge: «Penso che sia una cosa positiva privatizzare la Rai, la politica esce fuori dalla televisione». «Sawiris si è comprato Wind, Telecom è degli spagnoli perché due arabi non possono essere soci con italiani per una Rai privatizzata?», sostiene Ben Ammar. Poi sullo prospettive dal 2016, quando scadrà la concessione con lo Stato che affida il canone in esclusiva alla Rai, l’imprenditore sottolinea che «per rinnovare la concessione dovremmo vedere la linea editoriale che il servizio pubblico dovrebbe avere».
Tarak Ben Ammar, inoltre, sarebbe anche pronto a diventare socio di La7 insieme ad Urbano Cairo, nel caso quest’ultimo lo volesse. La7 «non è in vendita ma se Urbano Cairo cercasse un socio: io sono qua», ha detto Ben Ammar, aggiungendo di avere grande rispetto per Cairo che con la sua omonima società ha recentemente acquistato l’emittente televisiva da Telecom Italia Media.
Immediata la risposta del sindacato Rai. «La Rai non è in vendita. Spiace deludere l’imprenditore Tarak Ben Ammar, ma nessun grande Paese europeo si è privato del Servizio pubblico radiotelevisivo»: il segretario nazionale dell’Usigrai, Vittorio di Trapani, risponde così all’imprenditore arabo. «Per liberare la Rai dai partiti – sottolinea di Trapani in una nota – non serve privatizzare, ma approvare alcune riforme: cambiare la legge di governance, nuovi limiti antitrust e una seria legge sui conflitti di interesse. A proposito di conflitti di interessi, ricordiamo che Tarak Ben Ammar è consigliere di amministrazione di Mediobanca, che proprio ieri è tornata ad occuparsi dei conti della Rai e che non più di tre mesi fa fissò anche il prezzo di una eventuale vendita». «Chi vuole davvero un Servizio pubblico libero e forte – conclude -, sia al fianco dell’Usigrai nella battaglia per far uscire dalla Rai i partiti, i governi, le lobby, ma anche i conflitti di interessi».
Fonte: Ansa