Da un articolo di Natalia Lombardo su L’Unità del 24/03/2013:
Il salto d’orgoglio in un giorno post elettorale, è stato quello dei «grillini pronti a squarciare viale Mazzini con l’apriscatole, riuniti nella sala dell’Usigrai a Saxa Rubra. Però si muovono ancora cercando proseliti, anche se nelle redazioni Rai non si ha notizia, per ora, della nascita di una vera «cellula» del Movimento Cinque Stelle. Senza contare che tra i 20 punti del programma di Beppe Grillo c’è l’abolizione di due reti Rai, per lasciarne solo una di servizio pubblico puro, destinato ad essere divorato da Mediaset, da Sky e magari anche da La7.
Progetto allarmante, tanto che dal gruppo a Cinque Stelle è scattata una moral suasion sul comico e soprattutto sul guru Casaleggio per spiegare loro la dura vita del servizio pubblico. Ci hanno provato, spinti dall’onda irresistibile del Movimento, o magari per salire sul carro del (non) vincitore, tentati dal dire un «vaffa» trasversale alle componenti politiche che governano viale Mazzini da che Rai è Rai. Così Leonardo Metalli, inviato di spettacoli del Tg1, costola di Minzolini direttore nelle trasferte più glamour, è ora l’avanguardia a Cinque stelle. Insieme a lui Fabrizio De Jorio giornalista di Televideo, già nella componente «Alternativa» dell’Usigrai (centrodestra) che si candidò nella lista Polverini: vuole mettere in piedi un sindacatino grillino dentro l’associazione Stampa Romana. Con loro Alberto Morosetti, vice caporedattore del Tg2, Maria Grazia Capulli sempre Tg2, ora si è avvicinata Teresa De Sanctis ora vicedirettore a Televideo.
A quella riunione il gruppetto erano in sette, ora sono una decina, ma «di grillini in Rai non se ne vedono tracce», raccontano i colleghi. La parola d’ordine dei «Giornalisti liberi in movimento», uno dei nomi in ballo (potremmo suggerire GrilleRai?) è «trasparenza»: bilanci on line, tutto in chiaro sulle consulenze esterne, tra gli obiettivi: «Prevenire i conflitti d’interesse e valorizzare le tante professionalità ad oggi sottoutilizzate», diceva Morosetti a Linkiesta.
Mentre i grillini crescono il direttore generale, Luigi Gubitosi, è in affanno con il piano di «esodi volontari» (diciamo così), perché l’obiettivo di 600 uscite, tra dirigenti, giornalisti e quadri impiegati e operai (il contratto prevalente i Rai, appena rinnovato) sembra lontano. Al massimo si arriverà a 400 esodi, quindi i sindacati attendono di sapere come il dg correrà ai ripari. Un passaggio chiave sarà nel piano industriale che il Cda sta per esaminare.
Nel frattempo il «tecnico» Gubitosi sta muovendo un po’ di pezzi dalla scacchiera: il direttore dell’Internal Auditing, Marco Zuppi, è in sostituzione con una persona che probabilmente sarà assunta dall’esterno, un altro di fiducia di Gubitosi per gestire le indagini interne all’azienda. Così come Costanza Esclapon, arrivata in Rai nello staff del dg, è ora nel Cda di Rai Cinema nominato da poco all’unanimità, insieme a Vincenzo Mollica e Camillo Rossotto, presidente Nicola Claudio e ad Paolo Del Brocco. Un altro dirigente che sarebbe tenuto sul filo di lana è Andrea Lo Russo Caputi, direttore del centro di produzione Rai (al suo posto andrebbe l’attuale vice, Cecatto), ma lui sarebbe tranquillo ancora al suo posto, in vista della pensione.
Chi invece ha chiesto l’aspettativa alla Rai è Augusto Minzolini, infatti ha già partecipato alle sedute del Senato, compagno di scranno di Bonaiuti. Ha fatto ricorso per essere reintegrato al Tg1, ma l’azienda lo aveva incaricato di diventare il capo della sede di New York. Ma ora, se andasse davvero nella Grande Mela (lasciando il Parlamento), Minzolini si troverebbe come capo dei corrispondenti proprio Tiziana Ferrario, l’inviata che discriminò e spedì fuori dal video quando era il «direttorissimo » nel cuore di Berlusconi. Antonio Verro, altro senatore del Pdl, attende invece che la Giunta per le elezioni gli dica che deve dimettersi dal Cda di viale Mazzini, anche se per ora non partecipa alle riunioni. Ma quando lascerà resterà un Cda a otto (sempre che Luisa Todini non si candidi sindaco di Roma, secondo alcune voci). Ma il consigliere non può essere sostituito, per legge tutto il consiglio dev’essere rinominato. Tempi lunghi, quindi, l’era dei «tecnici» montiani è al tramonto e a decidere il rinnovo del Cda sarà la nuova Vigilanza. Un altro bastione che i grillini vogliono conquistare. E allora sarà da ridere con le nomine secondo legge Gasparri…