Il governo Renzi vuole con la spending review 150 milioni di euro dalla Rai, forse prelevati dagli incassi del canone tv. Se così fosse i conti di Viale Mazzini tornerebbero probabilmente in rosso, dopo un primo timido utile da 5 milioni nel 2013 (-245 milioni nel 2012), in seguito al piano di riduzione dei costi attuato dal dg Gubitosi.
Nell’ultimo bilancio Rai 2013, i ricavi dal canone sono stati pari a 1,76 miliardi di euro (in crescita dello 0,4% rispetto al 2012, anche se mancano 500-600 milioni dall’evasione). Una cifra che, secondo i conti di Claudio Plazzotta di ItaliaOggi, vale attualmente l’85% dei ricavi pubblicitari del “rivale” Mediaset, che nel 2013, colpito dalla crisi della pubblicità, ha incassato solo 2,06 miliardi (-11,4% sul 2012). I ricavi del canone valgono inoltre il 60% di quelli della pay-tv di Sky (che ha incassato 2,92 miliardi nel 2013). La Rai nel 2013 ha raccolto 682 milioni in pubblicità (-8,2% rispetto al 2012) e 291 milioni da ricavi commerciali (+8,5%).
Insomma l’abbonamento tv (che corrisponde al 64% del fattutrato dell’azienda) vale un fetta importante del mercato tv italiano. Troppo importante, soprattutto per la Rai. Anche perchè sono soldi sicuri, che non devono fare conto degli ascolti e dell’andamento del mercato degli spot. Un incasso che consente all’azienda della tv di Stato di pianificare gli investimenti e le produzioni tv senza incertezze, e che lascia margine di concorrenza (seppur minima) per il mercato pubblicitario.
Il taglio ai ricavi del canone quindi potrebbe rivelarsi fatale per un’azienda pubblica diversa, anomala, che opera e concorre nel settore privato, e che nonostante tutto è ancora motore dell’industria audiovisiva italiana e detiene un patrimonio culturale unico e inestimabile. Senza una strategia e una pianificazione da parte dell’esecutivo, spiega oggi su Il Secolo XIX Carlo Rognoni (ex consigliere di amministrazione), la Rai rischia di andare alla deriva. Smatellando semplicemente asset come Rai Way, tagliando le sedi regionali, e ignorando il problema dell’evasione del canone (soprattutto quello speciale), la spending review sulla tv pubblica potrebbe rivelarsi più che altro un costo.
Fonti: Il Secolo XIX | ItaliaOggi