Luca Montrone, presidente dell’associazione di emittenti locali Alpi e del Gruppo Telenorba, suggerisce al Governo, e in particolare al nuovo sottosegretario alla Comunicazione Paolo Peluffo, di togliere il tetto di raccolta pubblicitaria imposto alla Rai e di mettere all’asta le nuove quattro reti digitali. L’operazione, a suo parere, frutterebbe complessivamente 3,5 miliardi di euro che potrebbe essere impegnati per sostenere le piccole e medie aziende del Sud attraverso una riduzione dell’Irap colmando così il divario col Nord.
«Ciò che lo Stato regala a Mediaset – scrive Montrone in una nota riferendosi alla pubblicità che, a causa del tetto, finisca sulle reti Mediaset – lo pagano, col canone, i cittadini. Per questo per riequilibrare il sistema, il canone dovrebbe servire non a coprire i costi fantasmagorici e i cachet di lusso della Rai, ma a rivitalizzare il sistema televisivo, garantendo anzitutto l’esistenza delle tv locali, e la Rai dovrebbe poter acquisire liberamente la pubblicità confrontandosi col mercato, in base agli ascolti. In ogni caso, si dovrebbe fissare il tetto massimo di affollamento degli spot, sia per la Rai sia per Mediaset al 16%. Una fetta di canone di 200 milioni potrebbe essere sufficiente per la tv di Stato – secondo Montrone – per finanziare programmi con spiccate finalità sociali, mentre lo Stato incasserebbe la parte restante, pari ad 1,5 miliardi».
Quanto all’asta delle nuove reti digitali frutterebbe, secondo Montrone, almeno 2 miliardi di euro. «Se dobbiamo puntare a far crescere il PIL, obiettivo primario anche rispetto alla riduzione dei costi, è evidente che riducendo l’Irap alle aziende del Sud l’obiettivo è più facilmente raggiungibile, e, oltretutto, restringerebbe il divario. Perciò, si recuperino i 3,5 miliardi da canone tv e canali digitali, e si alleggerisca di pari importo il carico Irap alle aziende del sud. E’ quello che le tv locali auspicano, confidando nella disponibilità del Governo Monti a restituire equità ad un sistema come quello televisivo da cui dipendono le sorti della democrazia e della crescita economico-sociale del Paese, ma che finora è stato asservito esclusivamente agli interessi di Berlusconi». (TMNews)