Mentre il Comitato esecutivo della Fifa incarica la chiacchierata società Media Partner&Silva per la vendita in Italia dei diritti tv per i Mondiali 2018 e 2022, nel Paese pallonaro scoppia la guerra tra le pay-tv per i diritti della Serie A.
Per lunedì 7 ottobre si prevede infatti un’assemblea di Lega coi botti. Al confronto, ormai cronico, tra i 20 club, che hanno visioni divergenti sulla configurazione del nuovo contratto dei diritti tv del massimo campionato di calcio per il triennio 2015-2018, si aggiunge quello tra i Sky e Mediaset Premium che si dividono il mercato a pagamento della tv italiana. Per l’advisor Infront che pare avere sconfitto la concorrenza di Img, e che finora ha garantito alle società un incasso minimo di circa 900 milioni a stagione non sarà facile trovare un compromesso.
Il vicepresidente Sport Channels e Pubblicità di Sky, Jacques Raynaud, ha scritto una lettera al Corriere della Sera, spiegando che la Serie A resta un patrimonio comune da valorizzare e non una risorsa da sfruttare: «Crediamo sia importante constatare che l’Italia, rispetto agli altri Paesi europei, è caratterizzata da un doppia anomalia: è l’unico campionato in cui i diritti tv vengono venduti per piattaforme tecnologiche e, fatto ancora più unico, a prezzi estremamente diversi, pur trattandosi di pacchetti del tutto simili», ha dichiarato. Raynaud ha chiesto esplicitamente alla Lega Calcio una scelta chiara: continuare a offrire agli operatori pacchetti per piattaforma che siano equivalenti non solo nei contenuti, ma anche nel valore economico; oppure offrire pacchetti di esclusive che mettano in competizione tra loro i diversi operatori, fermo restando – come prevede la legge – che nessun operatore può acquisire la totalità dei diritti in esclusiva.
Per Sky solo una reale esclusiva (al netto dei limiti della Legge Melandri e dell’Antitrust) può sostenere i ricavi. La tv del Gruppo di Rupert Murdoch è il maggiore finanziatore della A: dal 2003 ha versato ai club 6,3 miliardi, con un incremento di 195 milioni in uno scenario di calo di profitti e abbonati. Per Sky non è più possibile che la Lega offra sostanzialmente lo stesso prodotto a più operatori. Il pacchetto ottenuto da Sky include tutte le gare (380), mentre quello di Mediaset 324 match, con una differenza di costo, per Raynaud, ingiustificata: in questa stagione, rispettivamente, 561 e 268 milioni.
La soluzione con pacchetti di esclusive (ad esempio per squadre) non convince però Mediaset. Marco Giordani, ad di Rti-Gruppo Mediaset, ha sottolineato ai media, ieri a Milano, come il mercato italiano del calcio pay-tv sia maturo (alla luce di una ricerca McKinsey), con una riduzione degli abbonati totali sotto i 5 milioni e 3,9 milioni di clienti persi. Secondo Giordani, l’ingresso di Mediaset Premium ha permesso di allargare la platea a una clientela di circa 1,5 milioni di famiglie che sono passati dal free al pay grazie ai prezzi più bassi. Quindi secondo il Biscione, l’attuale doppia offerta segmentata per piattaforma massimizza il valore del mercato: in Italia il prezzo dei diritti per abbonato è di 176 euro, contro i 143 in Gran Bretagna e 120 in Germania.
L’audience di Serie A dimostra però che solo un terzo dei match supera un milione di telespetattori, mentre un altro centinaio ha meno di 100 mila spettatori. Questo significa per Giordani che pacchetti di esclusive disegnati per classi di match o per squadra ne renderebbe alcuni scarsamente convenienti. Mediaset e Sky potrebbero concorrere solo per i pacchetti con i club più “seguiti” e disertare gli altri bandi, con la conseguenza che molte squadre potrebbero non avere copertura e che le risorse complessivamente ricavate dal Calcio italiano Spa si ridurrebbero. In questo caso potrebbe subentrare la nascente tv della Lega Calcio per supplire alla mancanza di copertura televisiva delle squadre meno seguite del campionato, con offerte di diritti differenziate per club.
Fonte: ilsole24ore.com