Secondo quanto riporta il quotidiano ItaliaOggi, l’abbonamento Rai aumenterà dal prossimo gennaio per sostenere il settore in crisi dell’emittenza radio tv locale. Le novità sul canone starebbero all’interno dei numerosi emendamenti presentati per modificare la Legge di Stabilità in via di prima approvazione al Senato, anche se alcuni emendamenti sono già decaduti, come quello ritirato che prevedeva un rincaro ad hoc del canone di 6 euro.
Un’altra correzione alla Legge di Stabilità 2014, sempre secondo ItaliaOggi, vorrebbe cancellare i 120 milioni di euro promessi al comparto, spalmati su tre anni e riservati alle aziende che investono in innovazione tecnologica e assumono giovani lavoratori.
Tra le varie proposte per correggere il disegno di legge (ddl), presentate soprattutto dalla maggioranza parlamentare, ce ne sono comunque alcune che si muovono in direzione opposta. Invece che togliere prevedono di destinare risorse distintamente sia per l’emittenza locale sia per l’editoria (anche se coperture finanziarie e volontà politiche sono tutte da verificare).
In particolare, c’è una proposta che mira a sostenere il comparto dei media italiani, riprendendo un vecchio cavallo di battaglia dell’Upa (Utenti pubblicità associati, associazione che riunisce le aziende inserzioniste pubblicitarie). Questo emendamento (sempre presentato dalla maggioranza) prevede deduzioni fiscali «al 30% in tre anni nella misura del 10% per ciascun anno» per tutti gli investitori che aumenteranno il loro budget in comunicazione e pubblicità, nel 2014 e nel 2015. Lo sgravio è calcolato su quanto si spende in più rispetto al passato, pianificando in campagne stampa, spot tv o web, radio, affissioni, cinema o sui motori di ricerca online.
Al senato quindi provano a sostenere il comparto editoriale percorrendo strade diverse. Secondo quanto risulta a ItaliaOggi, nel settore della carta stampata nel 2013 sono usciti dal mercato 600 giornalisti. Il fondo per i prepensionamenti di 20 milioni di euro è esaurito e i contributi diretti all’editoria sono previsti ancora e solo per il 2014 (da percepire nel 2015). In parallelo, stanno crescendo le spese per sostenere i regimi di solidarietà (che abbassano gli stipendi ma evitano uscite redazionali) e la cassa integrazione. Compresa la disoccupazione, la stima alla fine di quest’anno prevede una spesa complessiva di 33 milioni di euro per gli ammortizzatori sociali.
Fonte: ItaliaOggi