DAZN, i disservizi? Frutto di scarsi investimenti sulla rete

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DAZN, la tv online di Perform Group, ha raggiunto i 700mila abbonati in Italia. Oltre la Serie A online, DAZN portato anche tanti problemi e disservizi causati però dagli scarsi investimenti della società britannica.

Un bluff per gli appassionati di calcio. Così scrive Carlo Tecce sulle colonne del Fatto Quotidiano. Una strategia al risparmio per l’ingresso nel mercato architettato da DAZN che ha fatto inviperire i tifosi.

Sono 700mila ad ora gli italiani che hanno attivato il mese gratis della Netflix dello sport per due visioni in simultanea a contratto (con Sky). In molti sono pronti a disdire tutto, dopo le esperienze di blocchi, la bassissima definizione delle immagini, i ritardi durante i match di Serie A trasmessi.

Quello che il telespettatore pagante non sa è che i dirigenti di DAZN sono consapevoli degli scarsi mezzi tecnici di cui dispongono. Infrastrutture e reti utilizzate non infatti sufficienti per accogliere milioni di tifosi. In pratica pare che i disservizi regalati ai tifosi di calcio in queste prime giornate di campionato sono stati causati per lo più dagli scarsi investimenti della società britannica.

Primo fatto:  la multinazionale che controlla DAZN utilizza la rete Telecom, la più grande rete italiana, in modo ordinario senza richiedere prestazioni superiori. Secondo: DAZN sfutta una filiera di CDN (Akamai, Limelight ed altri), cioè i server per la consegna dei dati al cliente, nettamente insufficiente per trasmettere la Serie A e la Serie B in alta definizione su televisori, computer, cellulari, sui dispositivi connessi compatibili. «Non c’è differenza tra le gare su DAZN e un video live su Facebook di un utente», afferma una fonte intervistata dal Fatto Quotidiano che ha trattato con gli ingegneri di DAZN.

Dopo il flop dell’esordio di Lazio-Napoli, James Rushton ad di Perform Group ha assicurato gli abbonati promettendo miglioramenti della rete attraverso la collaborazione con Telecom Italia per perfezionare la piattaforma DAZN. Ma il lavoro condiviso almeno per ora si è trasformato in un nulla di fatto. Nessun miglioramento, nessuna novità.

E nessuno sa cosa potrà accadere il 26 dicembre sulla piattaforma di DAZN: quando tutte le partite della giornata di Serie A e le 3 di DAZN saranno trasmesse in contemporanea alle 15 (tranne Inter-Napoli), con una buona probabilità che siano trasmesse live partite dal grande traffico come Atalanta – Juventus. Con le attuali condizioni di rete il sistema di DAZN potrebbe collassare.

La strategia di DAZN potrebbe essere questa. Finché non si forma la base vera di abbonati (ora i più sono agganciati al mese di prova) la tv online di proprietà del miliardario russo Len Blavatnik non farà investimenti a lungo termine. È accaduto già in Giappone, Germania, Canada. Forse DAZN si aspetta un numero basso di abbonati, nonostante gli accordi con Sky, Mediaset e TIM. Ma in questo caso non si capisce in che modo Perform andrà a coprire i 579 milioni di euro investiti per i diritti tv della Serie A (114 partite all’anno) più i 66 milioni per la Serie B nei prossimi tre anni.

I guai per DAZN non finiscono di certo qui. L’Antitrust ha aperto un’istruttoria su DAZN e Sky su segnalazione di singoli consumatori e di alcune associazioni di consumatori per presunte pratiche commerciali scorrette e possibili violazioni dei diritti dei consumatori.

Per DAZN vengono contestati la promozione del servizio “quando vuoi, dove vuoi per evidenti limitazioni di fruizione e di copertura di natura tecnica. Inoltre è sotto indagine il messaggio pubblicitario sulla fruizione del mese gratuito di offerta del servizio senza contratto. L’Agcm verificherà se esiste un vero contratto per il quale è previsto il rinnovo automatico, con conseguente esigenza di esercitare l’eventuale recesso per non rinnovarlo.  

Nel caso attuale la sanzione potrebbe essere comunque limitata. In un procedimento promosso dall’Agcm a tutela dei consumatori, infatti, la sanzione può essere al massimo di 5 milioni di euro. I consumatori potrebbero poi fare un’azione dinnanzi al tribunale e ricevere ulteriori risarcimenti.

Fonti: Il Fatto Quotidiano | Il Mattino

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