DAZN, chi c’è dietro la Netflix dello sport di Perform Group

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DAZN, aspirante Netflix dello sport, dopo un esordio in affanno con il match di Serie A Lazio – Napoli, tra le proteste di mezza Italia calcistica, si prepara a replicare la messa in onda rigorosamente in streaming delle altre partite del massimo campionato di calcio. Ma chi c’è dietro DAZN e Perform Group? Da dove arriva la Netflix dello sport?

Un mezzo flop. Questo è accaduto ieri durante Lazio – Napoli trasmessa online da DAZN. Buffering, blocchi video e audio, immagini in ritardo (anche a causa delle pause non gradite) e in pessima definizione. Per molti è stato un calvario seguire il match. Per altri meno. Tante proteste (sui social), sito e assistenza impallato, e migliaia di minacce di disdetta, anche se la maggior parte dei tifosi arrabbiati sta usufruendo della periodo di prova gratuita offerto dalla tv online di Perfom Group, che ha recentemente acquisito i diritti tv della Serie A (114 match) e della Serie B (tutta) per i prossimi 3 anni.

A discolpa della TV online dello sport possiamo inserire le povere prestazioni di una rete internet italiana ancora carente per questo tipo di eventi online, e soprattutto i tempi brevissimi di lancio dell’offerta di DAZN prima della partenza del campionato di Serie A.

Eppure James Rushton, ammini­stratore delegato di DAZN, ha recentemente promesso un servizio Over The Top dirompente e innovativo, come Amazon Prime e Netflix, con una mission incentrata su accessibilità, flessibilità e convenienza. DAZN è già attivo in Germania, Austria, Svizzera, Giappone, Canada, e verrà lanciata negli Stati Uniti il 10 settembre.

Chi c’è dietro DAZN e Perform Group?

La nuova piattaforma streaming è stata lanciata da Access Industries, holding cas­saforte del miliardario Leonard Blavatnik, businessman ucraino-ebreo-russo, cittadino americano residente nel Regno Unito ma nato a Odessa (Ucraina) e cresciuto a Mosca. Nel 1986 fonda Access Industries. I detrattori sostengono che debba la sua fortuna solo alle privatizzazio­ni lanciate dal presidente russo Boris Eltsin negli anni 90. Nel 2003 Access Industries ha venduto la sua partecipazione nell’azienda petrolifera TNK-BP e Len Blavatnik ha guadagnato la bellezza di 7 miliardi di dollari.

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Oggi Access Industries è una multinazionale focalizzata su chimica (LyondellBasell) e risorse naturali, media (Rocket Internet) e telecomunicazioni, fashion (Tory Burch), venture capital e immobiliare e Len Blavatnik è il presidente. Il magnate americano-russo possiede partecipa­zioni in Snapchat, Yelp, Alibaba, Deezer, Spotify e Zalando. Possiede anche Warner Music group acquisito nel 2011 per 3,3 miliardi di dollari.

Da anni Blavatnik investe molto nello sport: la holding controlla l’85% di Perform Group e quindi anche DAZN. In Italia, negli ultimi cinque anni Perform ha chiuso accordi con oltre cento editori posizio­nando i suoi contenuti in più di trecento siti: il suo Goal.com, per esempio, da noi è seguito da 1,2 milioni di utenti unici al mese.

Il gruppo Perform ha chiuso il 2017 con 496 milioni di euro di ricavi, in rialzo del 53% sul 2016. E 102 milioni so­no stati portati in dote proprio da DAZN. Dal punto di vi­sta finanziario, la scommes­sa di Perform si basa sul ricorso al debito che cresce di continuo, con l’espansione del business: al 31 marzo 2018 era pari a 787,7 milioni di sterline, po­co più di un miliardo di euro.

D’altra parte, il lancio di DAZN ha richiesto notevoli investi­menti: solo nel primo trimestre di quest’anno Perform ha se­gnato ricavi per oltre 131 milioni di euro ma ne ha spe­si 123 solo per pagare diritti tv, investimenti tecnologici e marketing. Le perdite non so­no trascurabili e lo scorso anno fiscale si è chiuso con un rosso di 418,7 milioni che si somma ai 132 milioni del 2016. Un anno fa Standard & Poor’s ha declassato il rating della società portandolo a CCC+, livello da titolo parecchio spe­culativo, confermando che «nel lungo termine la struttura di capitale dell’azienda è insoste­nibile».

Il mercato però non si spaventa più di tanto e oggi i bond quotano sopra il prezzo di emissione. Probabilmente perché, dicono gli esperti, l’azionista principale (e suo principale creditore) ossia Blavatnik secondo Forbes è l’uomo più ricco del Regno Unito e il 48° uomo più ricco del mondo, con un patrimonio personale che si aggira intorno ai 20,4 miliardi di dollari.

Fonti: ItaliaOggi | La Repubblica

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