La piattaforma satellitare alternativa Tivù Sat punta a due milioni / due milioni e mezzo di tessere attive, attraverso un modello di tv via satellite “complementare” e “integrativo”. A marzo scorso la piattaforma sat gratuita ha raggiunto il traguardo di un milione e mezzo di famiglie servite, con oltre 1,8 milioni di carte attive.
Luca Balestrieri, presidente della società partecipata da Rai, Mediaset, Telecom Italia Media e Frt, intervistato dal Corriere Comunicazioni, afferma che Tivù Sat è un operatore necessario per il mercato italiano per portare la tv digitale dove non c’è la copertura adeguata del segnale terrestre. E, come sanno bene i lettori di Tv Digital Divide, la copertura del digitale terrestre è precaria in numerosissime zone dello stivale, isole comprese.
Balestrieri spiega che «TivùSat è complementare perché c’è una piccola percentuale di popolazione che era già difficilmente raggiunta dall’analogico e quindi anche col digitale terrestre avrebbe avuto difficoltà di accesso ai programmi tv; ed è integrativa perché ci sono aree del Paese non trascurabili dove l’offerta gratuita non arriva nella sua interezza».
«Queste due funzioni ci sono state già riconosciute dal mercato e c’è da aggiungere che abbiamo fornito agli spettatori una libertà di scelta, prima del tutto assente, sulla piattaforma su cui guardare la televisione gratuita, con un passo necessario per completare gli strumenti a disposizione dell’utente».
Tivù Sat è intenzionata quindi ad ampliare la base utenti, cioè raggiungere due milioni di famiglie come le tv satellitari gratuite europee, e vuole rappresentare un elemento di flessibilità nel mercato. Si punta a crescere andando a servire quella popolazione – fra il 7% e il 10% del totale – che riceve le reti principali, ma non dispone di tutta l’offerta a causa dei noti problemi tecnici. Da questo punto di vista «c’è ancora un margine di crescita ad integrazione delle reti terrestri, laddove il satellite può portare il segnale in zone non coperte con un costo per l’editore veramente marginale».
Tivù Sat punta inoltre al mercato dell’alta definizione e chiede una prima mossa agli editori. «Se fare o meno un passo verso l’alta definizione satellitare dipende da loro», aggiunge il manager, specificando tuttavia di credere che «sia nell’ordine delle cose: basta osservare quello che succede in Germania».
C’è poi un aspetto che interessa l’evoluzione del sistema televisivo. «L’Unione europea ci dice che le frequenze servono per la telefonia mobile, ma nella situazione italiana, a fronte di un sistema televisivo che, al momento dello switch-off, ha consumato tutte le frequenze disponibili, i margini di manovra sono davvero molto stretti». Da questo punto di vista il satellite «può essere un tassello» e può diventare «un elemento di flessibilità» a fronte di un sistema in cui «qualsiasi modifica strutturale comporta il bisogno di creare margini di manovra, anche in termini di pianificazione, perché è molto rigido».
In ogni caso, sottolinea il presidente di Tivù Sat, «nei prossimi anni ci sarà una crescita più che significativa della trasmissione tramite la banda larga, per cui il mix che si delinea per l’Italia passerà sempre di più attraverso il satellite e attraverso le reti Ip». Proprio su questo si innesta, infine, un altro scenario di possibile interesse, ovvero quello che vede la logica di sussidiarietà e di cooperazione tecnica che sta alla base di Tivù Sat. L’idea è di ampliare il raggio d’azione per offrire servizi di piattaforma per la distribuzione di prodotti attraverso la tv convergente.
Portare contenuti attraverso la tv ibrida tra Internet e segnale satellitare, puntualizza però Balestrieri, «è una scelta che spetta alle imprese». Tuttavia Tivù Sat ha già sviluppato un DRM di sistema a disposizione degli editori e «un parco di decoder aperti, costruiti con la logica dell’interoperatività, con un’infrastruttura tecnologica il più open possibile».
Fonte: corrierecomunicazioni.it