Il Cda di TIM ha approvato a maggioranza il term sheet per creare una joint venture con Canal+ per lanciare un’offerta di contenuti video premium per accelerare lo sviluppo della connettività in fibra.
La nuova società vedrà TIM al 60% e Canal+ al 40%. L’amministratore delegato sarà scelto tra i consiglieri di nomina Telecom all’interno di un Cda composto da 5 membri (di cui 3 TIM e 2 Canal+), in possesso di un profilo professionale coerente con l’iniziativa.
«Con questa operazione TIM fa un importante passo avanti nella strategia di convergenza tra telco e media», ha commentato l’ad di Telecom Italia, Amos Genish, sottolineando come la joint venture «permetterà di cogliere le nuove opportunità di crescita in un mercato in continua evoluzione, attraverso un’offerta commerciale di connettività in fibra unita a contenuti video premium».
La società dovrebbe costituire la creazione di un canale a pagamento chiamato Canale+ per entrare di prepotenza nel mercato di diritti sportivi (quelli del calcio soprattutto) e della produzione di contenuti. Canal+ si propone di trasmettere sulla nuova piattaforma anche i propri contenuti (Studio Canal produce 25 film all’anno, e Studio Plus è specializzata nelle serie tv).
Canal+ però naviga da tempo in brutte acque. Stando ai bilanci ha chiuso il 2016 con una perdita di 400 milioni, dopo quella analoga del 2015. I ricavi sono scesi del 4,7% e i profitti sono crollati del 44%, come l’Ebidta (-47%), in calo dal 2012. Nel 2016 Canal+ France ha perso 500 mila abbonati e il dg Maxime Saada ha in serbo un piano di salvataggio da 350 milioni. Solo la crescita degli abbonati in Africa e gli accordi con la Free di Xavier Niel (che sarà rivale di TIM in Italia) e Orange (l’ex monopolista delle tlc francesi interessato a Telecom) l’ha tenuta in piedi.
L’operazione si configura quale operazione con parte correlata, essendo Canal+ International una società controllata da Vivendi, già qualificata da Consob quale controllante di fatto di TIM: si tratta in particolare di operazione di minore rilevanza alla stregua dei parametri stabiliti nell’apposito Regolamento Consob. Come tale, è stata fatta oggetto di parere favorevole del Comitato per il controllo e i rischi, che si è espresso a maggioranza, con il motivato voto contrario di due consiglieri; all’unanimità il Comitato si è espresso invece nel senso di considerare le future operazioni della joint venture come operazioni di TIM, ai fini dell’applicazione della procedura aziendale per l’effettuazione di operazioni con parti correlate.
Il Cda ha avviato anche l’esame del provvedimento della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 28 settembre 2017, in materia di notifica ai sensi dell’articolo 2 del decreto Golden Power e e del decreto del 16 ottobre 2017, in materia di esercizio dei poteri speciali ex articolo 1 dello stesso decreto Golden Power.
Il board si è riservato di approfondire gli effetti delle determinazioni assunte dal Governo, e in particolare delle iniziative di ottemperanza alle prescrizioni imposte sulle controllate totalitarie Tim Sparkle e Telsy, oltre che sulla stessa TIM. «Al riguardo – si legge nella nota TIM – condivide pienamente le preoccupazioni del Governo circa la tutela della sicurezza e difesa nazionale, esigenze rispetto alle quali intende porre in essere ogni utile confronto in uno spirito di piena collaborazione, fermi restando gli interessi aziendali». Tim Sparkle e Telsy dispongono di un termine di 90 giorni per la comunicazione alla Presidenza del Consiglio dei Ministri delle misure adottate ai fini del rispetto delle suddette prescrizioni.