Ieri venerdi 26 novembre in tutta la Lombardia è arrivato, sornione, nefasto, silente nell’etere, ma devastante come un tornado, il digitale terrestre. Alle 10 del mattino in punto sono stati spenti tutti i vecchi canali analogici e sono arrivate a decine di migliaia le proteste dai telespettotori orfani di moltissimi canali.
Ieri in uno solo giorno, nella vasta area della Lombardia coinvolta, ben 862 impianti di trasmissione tv sono stati convertiti in digitale e questo numero elevato, forse eccessivo, di accensioni di ripetitori ha causato invetabili (e direi poco annunciati) problemi di sincronizzazione dei segnali tv, con la conseguente sparizione dei canali.
Nella tarda mattinata gli utenti hanno predisposto diligentemente la risintonizzazione dei canali e con grande sorpresa, ma non troppo, hanno perso, senza alcuna spiegazione, non solo i nuovi canali digitali come Boing, Rai 4 e La 5, ma soprattutto i canali nazionali generalisti come i primi Rai, quelli Mediaset e La 7.
Nella città di Brescia e in quasi tutta la provincia l’oscuramento di numerose emittenti sta facendo saltare i nervi agli inermi spettatori già da 4-5 giorni. Come su un bell’albero di Natale i canali si sono accesi e poi rispenti a intermittenza provocando nessuna luce e solo ombre.
Nella metropoli milanese invece è svanita nel nulla La 7, oscurata anche in gran parte della provincia. Ma anche Rai4, Iris, Sportitalia si sono tramutati in monotoni schermi neri. Stessa sorte censoria per il canale per ragazzi Boing, che ha causato scene di panico e di isteria di massa tra le mamme lombarde.
A Bergamo e provincia non è andata meglio: canali improvvisamente spariti e irrintracciabili, segnali tv latitanti, decoder in tilt, e grosse la difficoltà da parte dell’utenza televisiva per reperire un antennista disponibile.
La situzione della giornata dello Switch-off nei comuni intorno al lago di Garda è andata pure peggio: nella maggior parte dei decoder e dei televisori lagunari si è presentato un solo, unico, inesorabile schermo nero e la scritta “Segnale debole o assente” .
Da circa una settimana i cittadini di Lecco, ma soprattutto quelli di Como, sono andati al cinema, hanno letto montagne di libri, hanno fatto tornei di briscola, considerato che la tv prendeva si e no due o tre canali. I vecchi impianti d’antenna canalizzati montanti sui tetti dei cittadini abitanti sulle rive del lago di Como hanno impedito la ricezione delle frequenze VHF dove di solito sono trasmessi i primi canali Rai. Difficile pure la ricezione dei multiplex sulla banda UHF, soprattutto per le emittenti locali. Eserciti di antennisti sono partiti da tutti comuni limitrofi per aggiornare le vecchie antenne non compatibili, smaltendo l’enorme mole di lavoro solo in queste ultime ore.
In provincia di Varese, sempre nella giornata di ieri, si è registrata invece la mancanza di canali a macchia di leopardo. Gli utenti infuriati, nell’impossibilità di ricevere i loro programmi preferiti, hanno intasato le linee dei tecnici installatori che ancora ora lamentano troppe chiamate (beati loro!) e non riescono a supplire a tutte le richieste. Ma in queste ultime ore la situazione sembra invece in via di miglioramento.
La solita sterile campagna informativa e il servizio di assistenza al passaggio predisposto dal Ministero (costituito dall’unico numero verde nazionale) hanno nuovamente e miseramente fallito il semplice obiettivo di aiutare la popolazione in difficoltà con la nuova tecnologia. In ogni centro lombardo interessato si sono registrate infatti decine di migliaia di chiamate ai numeri dei tecnici antennisti che già oberati di lavoro, nel caos generale, hanno dovuto trasformarsi in operatori di Call Center per dare indicazioni sull’installazione del decoder e sulla sintonizzazione dei canali. E pensare che la Fondazione Ugo Bordoni, incaricata dal governo per la promozione e diffusione della campagna informativa sul dtt, ha incassato dallo Stato ben 9 milioni di euro per il solo 2010.
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