Sky Italia, secondo fonti di stampa, sta trattando un accordo con Open Fiber per lanciare un’offerta all inclusive fibra e pay-tv.
Secondo La Repubblica Affari&Finanza le trattative tra Open Fiber e Sky sono in fase avanzata e potrebbero portare un risultato in tempi anche molto brevi. L’accordo dovrebbe portare al lancio in Italia della versione internet del decoder Sky Q per la banda ultralarga e renderebbe visibile in streaming l’intera offerta dei canali Sky oggi trasmessi solo via satellite.
L’accordo diretto con la società guidata dall’ad Elisabetta Ripa potrebbe far intuire il lancio di un pacchetto unico con i contenuti pay di Sky e la connessione in ultra broadband nelle città e nelle aree in cui via via Open Fiber andrà a completare i suoi collegamenti in fibra ottica fino alle case degli utenti. Un’infrastruttua in fibra con una grande ampiezza di banda necessaria per poter distribuire centinaia di canali HD e con Sky Q anche in 4K che nessuna architettura di rete mista fibra-rame può garantire.
La nuova strategia andrà di certo a concorrere con le offerte di banda ultralarga degli altri operatori, TIM in testa ma anche gli altri che hanno un accordo con Open Fiber, a partire da Vodafone e Wind3. Probabilmente Sky sta pianificando l’offerta con le due tecnologie di infrastruttura (rete in fibra e satellite) ancora per un lungo periodo. Ma sta di fatto che gli sviluppi più importanti arriveranno dalla fibra ottica.
Lo stesso accordo Sky-Netflix, che dal prossimo anno porterà i contenuti della tv Over The Top di Reed Hastings sui nuovi decoder Sky Q non potrà certo realizzarsi via satellite. Tanto più che dopo l’accordo con Netflix sarebbe in arrivo anche quello con Amazon Prime Video. D’altra parte Sky è già a tutti gli effetti una telco sul mercato britannico ed è proprio grazie a Sky Uk che il brand di Rupert Murdoch compare nella classifica europea delle telco, al settimo posto nel mercato degli accessi a banda larga, con una quota del 7,2% (alla fine del terzo trimestre 2017) poco dietro il 7,5% di TIM. Ma in Gran Bretagna Sky ha iniziato a vendere accessi web da più di dieci anni, da quando nel 2005 comprò il service provider EasyNet edove conta oggi 7,5 milioni di utenti: un po’ più della metà rispetto agli oltre 12 milioni di abbonati alla sua pay-tv.
La strada è dunque segnata. Alla fine dello scorso gennaio infatti il ceo del gruppo Sky Jeremy Darroch ha spiegato, illustrando alla stampa britannica i risultati del gruppo, che punta a lanciare per la prima volta la completa replicabilità della sua offerta via satellite su fibra in Italia e in Austria entro il 2018 e in Gran Bretagna al massimo all’inizio del 2019. Ma ha anche spiegato che questo non significa una strategia di uscita dal satellite in tempi brevi. Ha infatti puntato a minimizzare l’ipotesi di un imminente cambio di piattaforma di distribuzione spiegando che l’obiettivo è di portare l’offerta Sky a quegli utenti che non possono o non vogliono installare una parabola satellitare sulle proprie abitazioni.
Ma ha anche parlato di 6 milioni di abbonati connessi in fibra: oltre un quarto del totale, anche se non ha detto in che tempi questo si dovrà realizzare. D’altra parte la banda ultralarga e le connessioni in fibra fino alle case degli utenti stanno sì accelerando ma necessitano ancora di alcuni anni prima di poter offrire una alternativa generalizzata alla diffusione via satellite. Ma il futuro è la fibra e proprio a questa convinzione è dovuta la pressione che anche sul mercato britannico sta crescendo da parte dell’Autorità di settore verso Bt perché acceleri la posa dei nuovi cavi in fibra, ipotizzando uno scorporo della rete dell’ex incumbent Bt che vada oltre l’attuale formula della separazione solamente contabile.
Fonte: La Repubblica Affari&Finanza