Sky e Discovery Italia nel Cda di Auditel

Sky e Discovery Italia entreranno nel Cda di Auditel che è al lavoro con Nielsen per la misurazione degli ascolti del second screen.

Dopo una lunga battaglia e ondate di critiche e polemiche, Sky e Discovery entreranno a far parte nel Cda di Auditel. A quanto risulta al Sole 24 Ore il gruppo di Rupert Murdoch porterà due rappresentanti nel Consiglio mentre per quello americano ci sarà posto per uno solo.

Il consorzio di rilevazione degli ascolti tv, che quest’anno festeggia i 35 anni dalla sua nascita, andrà incontro a una vera e propria rivoluzione con la riforma della governance che sarà sottoposta all’Assemblea dei soci ad aprile. Occorrerà modificare lo Statuto per arrivare a un cambio storico: i broadcaster non avranno più la maggioranza in Consiglio che, invece, sarà ad appannaggio del mercato (in buona sostanza della componente pubblicitaria). I componenti del Cda passeranno così da 22 a 30. I 10 attuali componenti del Consiglio rappresentanti del mercato tv (6 della Rai, 4 di Mediaset, 1 di La7 e 1 di Confindustria Radio Tv) saliranno a 15: 6 per Rai, 4 di Mediaset, 1 di La7, 1 di Confindustria Radio Tv, 2 per Sky e un componente per Discovery. Completeranno il Cda i 15 rappresentati del mercato pubblicitario.

«È un progetto importante, con il passaggio a 30 componenti e che ha richiesto molto lavoro. Ma sia la maggiore presenza del mercato, sia l’allargamento a due player che erano presenti nel comitato tecnico e che ora, con la loro presenza in Cda come ci hanno assicurato, non potranno che contribuire al miglioramento del sistema Auditel», dichiara al Sole 24 Ore Giulio Malgara, fondatore e presidente di Auditel. La maggioranza per i componenti rappresentanti del mercato è dovuta al fatto che il voto del presidente, espressione di questa componente, varrà doppio a parità di numeri.

Sky e Discovery (ma anche altri broadcaster come TI Media) in questi loro anni di crescita hanno spesso criticato l’operato della storica società di rilevazione degli ascolti tv, accusata di fornire dati errati e a volte in colpevole ritardo, tanto da subire nel 2011 una multa da 1,8 milioni di euro comminata dall’Antitrust e confermata (ma ribassata del 10%) a metà 2014 dal Consiglio di Stato.

L’ad di Discovery Italia, Marinella Soldi, non ha avuto parole tenere alla fine di settembre, in Commissione alla Camera: «L’evoluzione digitale del mercato televisivo ha portato alla creazione di un mercato complesso e frammentato: reti nazionali, editori locali, canali tematici, centinaia di emittenti terrestri e satellitari. Ampiezza e composizione dell’offerta televisiva rendono necessario un sistema avanzato di misurazione degli ascolti. Rimane il dubbio che l’attuale sistema di rilevazione Auditel possa non più rispecchiare e monitorare la complessità del mercato e dell’offerta televisiva».

Sky dal canto suo ha lanciato da maggio scorso il suo nuovo sistema di rilevazione degli ascolti SmartPanel, integrativo ad Auditel, che misura l’audience di tutti i canali della piattaforma satellitare, inclusi Sky Go, Sky Online, Sky On Demand e la multivisione, su un campione di 10000 famiglie abbonate. Un sistema di monitoraggio che però stenta ad integrarsi con quello vecchio: nei giorni scorsi è trapelato, solo per fare un esempio, che Napoli – Juve dell’11 gennaio scorso per Sky avrebbe avuto un seguito di telespettatori superiore del 15% rispetto a quanto rilevato da Auditel.

«Abbiamo varato un super panel con diecimila famiglie in più che si aggiungeranno alle 5.600 del campione attuale», dichiara orgoglioso Malgara. Ma per l’effettiva operatività si dovrà attendere la prossima estate. Mentre per quanto concerne le rilevazioni e i consumi tv dai second screen (smartphone, pc, tablet), Malgara afferma «Siamo al lavoro con Nielsen per una rilevazione ad hoc. Siamo partiti più di 30 anni fa con 7 canali. Ora ce ne sono mille e il nostro è un sistema vincente. Se dovessi usare uno slogan: la verità in numeri». La rivoluzione di Auditel (forse) sancisce finalmente quel dovuto adeguamento al mutamento in atto del mercato televisivo italiano: il vecchio duopolio Rai-Mediaset (che detiene comunque la netta maggioranza di share e raccolta pubblicitaria) sta lasciando pian piano piccoli spazi alla nuova concorrenza, un tempo impensabili.

Fonti: Il Sole 24 Ore | Adnkronos

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Redazione
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