Riforma Rai: primo si dal Senato alla nuova governance

La Commissione Lavori Pubblici del Senato ha approvato ieri il disegno di legge sulla nuova possibile governance della Rai.

Il primo si alla riforma della tv di Stato è stato possibile grazie a un’intesa trovata tra governo e opposizioni su alcune modifiche al testo redatto da Raffaele Ranucci ed Enrico Buemi. Un’accordo favorito anche dalla revisione e ridimensionamento della delega al governo per la modifica al Testo Unico dei Servizi Media Audiovisivi e Radiofonici.

Le modifiche al testo riguardano la reintroduzione della figura del presidente di garanzia, e soprattutto i nuovi vincoli per il nuovo amministratore delegato sulle nomine dei direttori delle testate giornalistiche. Nel primo caso, il presidente, nominato dal cda, diverrà effettivo solo dopo aver ricevuto il parere favorevole dei due terzi della commissione di Vigilanza (che, pure, è stata privata della nomina dei Consiglieri rispetto alla legge Gasparri). Nel secondo caso, «l’amministratore delegato – spiega il relatore Raffaele Ranucci – potrà fare tutte le nomine con l’obbligo di portarle in consiglio». Il cui parere sarà obbligatorio ma non vincolante, anche nel caso dei direttori di rete, salvo nel caso in cui il Cda dovesse bocciare la candidatura di un direttore di testata con una maggioranza dei due terzi (cioè con cinque consiglieri su sette).

«Ma è chiaro – aggiunge Enrico Buemi, Psi, relatore del provvedimento con Ranucci – che di fronte a un voto negativo del Consiglio (per esempio per quattro voti contro tre, ndr) si porrà un problema di opportunità». Il consigliere che sarà nominato dai dipendenti della Rai dovrà avere almeno tre anni di anzianità, e potrà essere scelto negli organismi rappresentativi o sostenuto da 150 firme di dipendenti. «C’e’ l’impegno – ha sottolineato il senatore socialista – a riesaminare in aula alcuni emendamenti sui criteri per la scelta dei consiglieri di amministrazione».

Un’altra novità introdotta in commissione è la creazione di un comitato di «garanzia democratica e culturale – continua Buemi – che ancora non ha un nome, composto dal presidente e da due consiglieri che dovrebbe vigilare sull’operato del servizio pubblico», sulla mission aziendale, sul pluralismo, e sulla questione di genere. Nonostante ci sia già il lavoro della Commissione di Vigilanza. Stralciato invece il tema delle piattaforme tecnologiche, che troverà spazio in un provvedimento ad hoc. La delega al governo per il finanziamento pubblico della Rai rimane ma diventa «per la disciplina del finanziamento del servizio pubblico e per la disciplina del finanziamento dell’emittenza locale», con l’obiettivo, nel secondo caso, di premiare le emittenti di qualità, riconoscendo a queste ultime funzioni di «pubblico interesse» e dando quindi loro certezza di risorse. Lo aveva già annunciato Giacomelli mercoledì all’assemblea di Aeranti-Corallo: le tv locali che fanno informazione hanno «funzione di servizio pubblico». La delega per la riforma del Testo Unico viene ridimensionata, limitandosi in sostanza a quelle modifiche richieste dalla legge di riforma della governance Rai.

L’esecutivo del premier non eletto Renzi punta ad approvare la riforma Rai in Senato prima della pausa estiva. Forse entro la fine del mese. Di certo il testo della nuova governance cambierà ancora: secondo Marco Mele de Il Sole 24 Ore c’è un’intesa con il M5S per ridefinire i requisiti dei futuri consiglieri della Rai. In ogni caso, i curricula arriveranno direttamente ai presidenti delle Camere e saranno resi pubblici su Internet.

Fonte: ilsole24ore.com

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