Da un articolo di Franco Adriano sul quotidiano Italia Oggi del 01/10/2011:
Quarantenni al lavoro tutto il giorno davanti al computer, ma la sera a casa si riaccende la cara vecchia tv. Il dato è emerso dalla ricerca «State of the Media Democracy», che Deloitte ogni anno sviluppa negli Usa sulla base di un sondaggio che coinvolge 2 mila consumatori americani tra i 14 e i 75 anni di età. Il risultato dello studio appare addirittura in controtendenza rispetto al passato: nel 2011, infatti, le tv verranno guardate per 140 milioni di ore in più rispetto al 2010.
Non solo. La televisione è di gran lunga il mezzo che impone l’argomento di discussione più frequente con amici, colleghi e familiari. Il 24% dei consumatori americani afferma che si ritrova a discutere proprio di ciò che ha visto in tv (seguono i social network con il 16% e i quotidiani con il 12%). La televisione come mezzo di intrattenimento è tornata a essere in assoluto il media preferito dai consumatori americani con il 71% di preferenze: un dato eclatante considerato che nel 2007 il 69% degli intervistati affermava di preferire il computer alla tv come strumento di intrattenimento (un dato che nel 2010 è sceso al 58%).
Come è possibile visto che notoriamente i giovani e i giovanissimi nell’esperienza comune ormai sembrano guardare pochissima televisione? Il discrimine che pesa sulle statistiche avviene all’età di 27 anni, secondo la ricerca di Deloitte. Con i nativi digitali, coloro che hanno un’età tra i 14 e i 26 anni, infatti, non c’è gara: il computer è il mezzo preferito per oltre l’85%. Dopo questa età, invece, c’è un vero e proprio crollo nei consensi. E se fra i 27 e i 44 anni, la maggioranza di coloro che preferiscono per l’intrattenimento il computer alla tv diventa più esile (il 55%), dopo i 45 anni è sempre la tv a vincere.
Due mondi inconciliabili? Non si direbbe dal dato che emerge sulle possibili sinergie: il 78% del campione afferma di visitare un sito web dopo aver visto una pubblicità in tv e il 59% dichiara di fare lo stesso a seguito di una pubblicità letta su un quotidiano. La pubblicità televisiva resta saldamente quella che esercita la maggiore influenza sulle decisioni d’acquisto dei consumatori (86%). Se la pubblicità è online la determinazione all’acquisto passa al 50% che diventano il 46 e il 40% rispettivamente per i periodici e i quotidiani. Ancora più distaccate le radio con il 27% e le affissioni (15%).
Ma c’è un elemento da non sottovalutare. I giovani americani si lasciano influenzare enormemente dalle recensioni online di altri: l’82% dei ragazzi Usa dai 22 ai 27 anni dichiara di affidarsi ai giudizi degli altri consumatori sulla rete. Una percentuale che scende con la crescita dell’età ed evidentemente anche dell’esperienza. Deloitte, comunque, prevede per il 2011 il secondo anno di crescita per la pubblicità in televisione: il quinto di seguito di incremento della quota di ricavi di vendita pubblicitaria, che sono passati dai 174 miliardi di dollari del 2007 ai 191 miliardi del 2011; in netto contrasto con la carta stampata che nello stesso periodo è scesa da 126 miliardi di dollari a 93 miliardi. Certo, non si tratta di una televisione statica ma in continua evoluzione e modernizzazione: negli Usa, infatti, la pay-tv continua la sua lunga corsa raggiungendo il 47% dei consumatori americani mentre la percentuale di famiglie che hanno sottoscritto i servizi di video-on-demand è cresciuta dal 21% del 2009 al 27% del 2010. Così come i servizi di pay-per-view dei film che hanno raggiunto il 24%.