Firenze – Si è chiusa ieri, alle 12.30 la gara bandita dal Ministero dello Sviluppo Economico per l’assegnazione delle frequenze tv in Toscana in vista dell’ormai prossimo Switch-off verso il digitale terrestre.(Qui il calendario del passaggio)
«Vigileremo attentamente sugli esiti del bando e la relativa graduatoria per l’assegnazione delle frequenze- ha dichiarato l’onorevole Ermete Realacci nel commentare la conclusione delle procedura di riassegnazione delle frequenze radio-tv – La Toscana, sia le sue emittenti che i cittadini, rischia infatti di pagare duramente il passaggio al digitale terrestre. La diminuzione delle frequenze da assegnare ed alcuni meccanismi di attribuzione dei punteggi rischiano infatti di tagliare fuori emittenti storiche del territorio toscano, e con esse larghe fasce di popolazione, a partire da quelle dei territori montani e nelle aree rurali dove già oggi si registrano livelli di copertura del segnale radio-tv inferiori alle aree più densamente abitate».
«C’è da sperare solo che l’intelligenza degli operatori e soprattutto la fortuna possano limitare al massimo i danni che saranno facilmente riscontrabili in termini di capillarità delle presenza di emittenti legate ai territori, di informazione di qualità, di posti di lavoro e tecnologie oltre che delle prevedibili mancanze del segnale vero e proprio che con ogni probabilità verrà a mancare in molte zone, specie nel primo periodo. Sotto questi profili ho fiducia fra l’altro che la apposita legge regionale varata il 13 settembre possa dare un significativo contributo, magari tenendo presenti nel bando che sarà emanato, per quanto possibile, le indicazioni del sindacato dei giornalisti della Toscana Ast circa i meccanismi premiali per quelle emittenti che hanno assicurato una corretta applicazione dei contratti di lavoro».
L’on. Ermete Realacci sul tema del passaggio al digitale terrestre in Toscana ha già presentato una interrogazione parlamentare dove si legge fra l’altro che: «il digitale terrestre trasmette infatti il segnale orizzontalmente rispetto alla crosta terrestre e di conseguenza a causa dell’orografia dei territori montani la copertura non potrà essere omogenea. Per ovviare alla probabile criticità sarà necessaria un’infrastruttura molto costosa a causa dell’elevato numero di ripetitori e trasmittenti da collocare in molti siti, considerando che la penisola italiana si caratterizza per il suo 35% di territorio montuoso; il problema del servizio televisivo nei territori montani è stato un punto cruciale del passaggio nazionale dalla televisione analogica a quella digitale. Negli ultimi decenni in questi territori si sono finalmente stabilizzate le condizioni di ricezione dei segnali televisivi tradizionali. Fatto salvo il miglioramento del segnale RAI in ragione degli obblighi derivati dal contratto di servizio, l’emittenza privata, nazionale e locale, si è generalmente diffusa nei territori montani per un lento accrescimento dovuto sia ad interesse economico sia ad interesse degli abitanti di queste aree che sono stati disposti ad investire somme di denaro, anche di rilievo, per vedere altri programmi; con lo Switch-off, sia per quanto riguarda RAI, sia per quanto riguarda le emittenti private nazionali e locali, si verificherà un importante ridimensionamento del servizio verso le aree montane: come si è già detto si tratta di territori che richiedono forti investimenti a basso rendimento; esiste un preciso richiamo normativo previsto dalla proposta di Legge per “il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni”, approvato alla Camera il 5 aprile 2011e ora in discussione al Senato, in cui si impegna il Ministero dello Sviluppo Economico a “provvedere ad assicurare che nel contratto di servizio con la società concessionaria del servizio pubblico generale radiotelevisivo sia previsto l’obbligo di prestare particolare attenzione, nella programmazione televisiva pubblica nazionale e regionale, alle realtà storiche, artistiche, sociali, economiche ed enogastronomiche dei comuni di cui all’articolo 2 e di garantire nei medesimi comuni un’adeguata copertura del servizio».
«Nella conversione al digitale delle trasmissioni televisive sussiste inoltre il forte pericolo che nell’assegnazione delle frequenze siano fortemente penalizzate le emittenti televisive private più legate ai territori. Esse svolgono spesso un servizio fondamentale per la libertà e la completezza dell’informazione; paradossalmente a fronte di un miglioramento tecnologico con il digitale terrestre si verificherà per alcuni cittadini una progressiva perdita del segnale televisivo (con lo Switch-off infatti lo spegnimento del segnale analogico sarà completo) in aree nelle quali la ricezione dei programmi è, oltre che un importante fattore sociale soprattutto in prossimità della stagione invernale, anche un diritto per cui si paga un tributo annuale; se non vi sarà alcun intervento di coordinamento con gli enti locali si rischierà di avere parte dell’utenza senza ricezione del segnale per periodi anche lunghi, emittenti non attrezzate e che non avranno la licenza di gestori di rete ed un forte aumento dei costi di adeguamento tecnologico; quali iniziative urgenti intenda mettere in campo il Ministro dello Sviluppo Economico per scongiurare l’impossibilità di ricezione del nuovo segnale digitale nei territori montani per la mancata copertura. Se non si ritenga poi opportuno promuovere, anche per tramite delle amministrazioni locali e delle comunità montane, il censimento delle zone a scarsa o nulla ricezione del segnale televisivo della RAI, delle emittenti nazionali e delle emittenti locali che raggiungono normalmente il resto del territorio di proprio riferimento al fine di risolvere le sussistenti situazioni di “disagio televisivo”, specie in montagna. Se non si ritenga altresì utile inserire uno sgravio fiscale per l’ammodernamento delle apparecchiature televisive in territori geograficamente disagiati».