La Rai è sempre più in subbuglio. Non solo a causa dello scossone del cambio di governo, non solo per la voragine aperta negli ascolti autunnali, ma perchè siamo giunti in un periodo di decisioni strategiche industriali per le sorti della tv pubblica, oberata da un forte debito che raggiungerà i 350 mln con l’ultimo bilancio. Per rimediare in parte alla gestione sconsiderata dell’azienda pubblica, il piano industriale del dg Lorenza Lei, che terminerà il suo mandato a marzo, prevede ingenti tagli ad alcuni asset fondamentali e soprattutto al personale che logicamente non ci sta.
Come riportato dal Fatto Quotidiano di oggi martedì 15 novembre, in segno di protesta un’ottantina di dipendenti Rai hanno occupato ieri il settimo piano di viale Mazzini, sede dell’ufficio del dg e del Consiglio di amministrazione, in occasione dell‘incontro tra i vertici Rai e i sindacati. Un’altra protesta dei giornalisti Rai in atto già da diversi giorni e fino a domenica prossima, è quella di non firmare i servizi dei TGR, invista dello grande sciopero audio-video che i giornalisti Rai promettono di attuare entro la fine del mese di novembre.
Il segretario del sindacato dei giornalisti Rai, Carlo Verna, durante la manifestazione itinerante “Riprendiamoci la Rai” che sta attraversando l’Italia dal giugno scorso, e che oggi sarà a Palermo, dichiara: «La Rai vive uno dei momenti più difficili della sua storia, con il servizio pubblico radiotelevisivo, uno dei fondamenti della nostra democrazia, messo a repentaglio. Una crisi che coinvolge tutta la società civile per cui è importante l’intervento e il contributo di cittadini, istituzioni locali, università, scuole, associazioni, sindacati, comitati per un confronto aperto, fatto di domande, di osservazioni critiche e, soprattutto, di suggerimenti».
«Occorre dare risposte nel segno di un bene comune sull’emergenza Rai. – continua Verna – Il servizio pubblico radiotelevisivo è un patrimonio dei cittadini e va difeso, perchè possa produrre qualità della democrazia. Con l’avvento del digitale terrestre le televisioni sono in affanno, la Rai dovrebbe essere da traino e d’esempio e invece se si continua su questa rotta siamo destinati ad una inesorabile agonia. Noi, come giornalisti Rai, ci troviamo sempre nella condizione di soggiacere in qualche modo ai governi di turno, e la cosa è estremamente più problematica quando è Berlusconi a guidare un governo, perché la vicenda del conflitto d’interesse rende omologata tutta l’informazione. Occorrono delle regole che consentano alla Rai di essere guidata da persone che sono indipendenti rispetto ai partiti. Tenendo conto che a marzo del 2012 scade l’attuale Consiglio di amministrazione. Se venisse rieletto con lo stesso criterio ci troveremmo di fronte agli stessi scempi che abbiamo visto negli ultimi giorni: si è costretti a moltiplicare le nomine perché si deve accontentare a destra e a sinistra. Tutto questo non va bene, non è più accettabile. È intollerabile dal punto di vista sociale».
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