Dopo il flop del piano editoriale si scatena la bagarre in Rai. Volano accuse di bilancio in rosso per il 2017 con 70 milioni di passivo, nonostante l’aumento delle entrate.
Con la bocciatura del piano sull’informazione e le conseguenti dimissioni di Carlo Verdelli, la Rai è di nuovo piombata nel caos. Campo Dall’Orto fa sapere di aver preso in consegna il piano editoriale (in quanto fa parte di quello industriale già approvato dal Cda) che lo adatterà alle proposte ricevute. Già nella seduta informale dell’11 gennaio i consiglieri potranno vedere lo stato di avanzamento del nuovo documento. All’ad Rai spetterà di far luce sulle sostenibilità economiche per i cambiamenti da fare e di attuare le quattro priorità dell’informazione: digitale, di flusso, dei tg e per l’estero.
Ora però la gestione di Campo Dall’Orto è sotto accusa: secondo le previsioni l’azienda potrebbe chiudere il 2017 con un passivo di 70 milioni. Se si fa un confronto con la precedente gestione Gubitosi (che risanò l’azienda portandola al pareggio di bilancio) il rosso è quasi inspiegabile. Soprattutto se si considera che oggi l’azienda usufruisce di 200 milioni in più arrivati dal canone e che rispetto alla precedente gestione non ha dovuto rinunciare a 230 milioni (150 milioni il primo anno e 80 il secondo anno) che furono trattenuti dalla legge di Stabilità per far fronte alle spese degli 80 euro che il governo Renzi decise di dare ai lavoratori.
Per la nuova gestione la detrazione è stata solo di 80 milioni (quella prevista al terzo anno). E considerando il gettito precedente del canone, inferiore a quello attuale, la gestione Gubitosi è come se avesse lavorato con un abbonamento pari a 85 euro per ogni abbonato. Quindi inferiore a quello di 90 euro che la Rai avrà per il 2017. Anche se va precisato che per Gubitosi il ricavato dalla vendita di Rai Way fu una manna dal cielo per ovviare ai rischi di tracollo.
Quella attuale resta per molti una gestione dei conti della Rai alquanto complicata. Sulla quale potrebbero incidere le numerose assunzioni a tempo indeterminato dei manager scelti dall’ad (che è anche dg). Agli attuali vertici vengono imputati anche l’elevato numero di prime utilizzazioni del personale (a chiamata diretta e senza concorso) che presto si potrebbero tramutare in possibili assunzioni. La Rai valuta di avere a disposizione, quest’anno, circa 170-180 milioni in meno rispetto all’anno passato. E ha cominciato a tagliare diversi progetti, dal talent show di Rai 2 ad alcune fiction internazionali.
Dopo 18 mesi di mandato e il mancato appoggio del governo Renzi piovono molte critiche sulla governance. A cominciare dalla dinamica dei costi apparsa a tratti priva di una valida progettazione, per proseguire con lo stato confusionale palesato nella vicenda Anac. A proposito dell’Anticorruzione, sono passati cinque mesi dalla denuncia e non è stato preso alcun provvedimento. Nemmeno quello in cui era palese il conflitto di interessi.
Ma le preoccupazioni principali sono di ordine economico. Il taglio della quota pubblicitaria e il 10% in meno del gettito del canone incombono sull’azienda. A riguardo il sindacato interno, l’Usigrai, ha già chiesto l’intervento urgente dell’azionista e della Commissione di vigilanza il cui presidente, Roberto Fico, ieri ha parlato di «mancanza di coraggio».
Fonte: Il Messaggero