Rai, col piano Gubitosi nasce un nuovo canale istituzionale

Dopo i preoccupanti dati di esercizio del primo semestre del 2014 (perdita complessiva consolidata di 77,9 milioni di euro e risultato netto caratteristico della gestione negativo per 2,9 milioni di euro), la Rai è costretta a mettersi a dieta per provare a scacciare le incertezze sul suo futuro e arginare gli effetti dei tagli del governo con il Decreto Irpef. Per questo il dg Luigi Gubitosi, che ha dichiarato recentemente che in primavera potrebbe lasciare la tv pubblica, presenterà martedì prossimo a San Macuto di fronte alla Commissione di Vigilanza Rai il nuovo piano industriale e di riorganizzazione di Viale Mazzini.

Come già scritto più volte in questa testata, oltre al posizionamento in Borsa del 40% di quote di Rai Way, si partirà dalla rivoluzione dell’informazione Rai: già dal 2015 il nuovo modello produttivo accorperà 7 testate in due sole Newsroom (modello BBC). La Newsroom 1 manterrà una vocazione generalista e accorperà anche il Tg 2 e Rai Parlamento. La Newsroom 2 avrà una vocazione multimediale, internazionale, regionale e locale e incorporerà la piattaforma del Tg3 e i corrispondenti locali delle Tgr, le redazioni regionali, Ciss e Meteo. Tutto verrà compresso in un’unica multipiattaforma, una fabbrica di news che lavorerà a tempo pieno per alimentare un numero ancora da definire di edizioni. Con la conseguenza di un netto taglio delle direzioni.

Un’altro nodo da sciogliere nel riassetto dell’azienda della tv pubblica consiste nel taglio/accorpamento delle sedi locali. Vietato parlare di esuberi, ma tra le righe si legge riduzione delle spese vive, a cominciare dal personale. I più a rischio sembra essere i giornalisti, cui si aggiungono figure professionali di vario tipo, segretarie di redazione, documentatori, grafici, programmisti registi, assistenti alla regia, montatori. Se per i giornalisti c’è già chi pensa ad una nuova ondata di pre-pensionamenti, Inpgi e Fnsi permettendo, per gli amministrativi prevale l’idea dell’accorpamento (ad esempio in un’unica sede). Per garantire efficienza e qualità gestionale la Rai dovrà adeguare la sua logistica al modello anglosassone. Si prevedono quindi lavori di ristrutturazione nel quartier generale romano di Saxa Rubra, nelle due palazzine che ora ospitano le redazioni del Tg1 e del Tg3. Sarò varata infine la riforma del canone tv, più flessibile, correlato ai consumi e alla capacità di spesa delle famiglie.

Nonostante i tagli e le ristrettezze nascerà entro il 2015 un nuovo canale istituzionale. Almeno, lo prevede il contratto di servizio. E sarà dedicato all’informazione istituzionale, politca e parlamentare italiana e parlamentare. Ormai però è chiaro a tuttti: il modello del servizio pubblico renziano ha un’inflessione anglosassone, e si ispira direttamente alla BBC. Lo ha ribadito anche Anna Maria Tarantola, presidente Rai, ieri in occasione del Prix Italia di Torino: «Lo ammetto senza remore. Credo nel principio lanciato da Lord Reith con le prime trasmissioni radiofoniche della BBC: Informare, educare e divertire. Certo, oggi non sarebbe possibile fare una tv come quella del maestro Manzi. La Rai allora era monopolista. Si fa servizio pubblico attraverso la qualità dei programmi».

Fonte: Il Messaggero

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Redazione
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