Montrone (Alpi): “Per ripristinare legalità ed equilibrio non basta abolire il Beauty Contest”

«Per ripristinare legalità, giustizia ed equilibrio nel settore televisivo non basta bloccare il beauty contest e prevedere un’asta delle frequenze di qualità», è quanto dichiara Luca Montrone, presidente dell’Associazione di emittenti locali Alpi e del Gruppo Norba.

«L’art. 8 del Testo Unico della Radiotelevisione riserva alle tv locali un terzo delle frequenze – ricorda Montrone – questa quota non puo’ essere considerata solo numericamente; va considerata anche qualitativamente. Ciò vuol dire che su 27 frequenze coordinate a Ginevra per l’Italia (quelle protette dalle interferenze degli altri Stati) alle tv locali ne spettano nove. Attualmente non ne hanno neanche una, e ne hanno cedute ben nove allo Stato, per l’asta per la telefonia, che ha fruttato quasi 4 miliardi di euro. Pertanto, le 6 frequenze del beauty contest spetterebbero tutte alle tv locali, e a esse bisognerebbe aggiungerne ancora 3».

E ha osservato: «Fermo restando che noi tv locali siamo felici di poter contribuire al risanamento dei conti pubblici offrendo al Paese la nostra parte di sacrifici, non siamo disposti a scomparire dall’etere e dal mercato per favorire le reti nazionali, Mediaset in testa. Pertanto, è necessario che almeno 3 frequenze del beauty contest rimangano alle Tv locali, come previsto dal Testo Unico; le restanti 3 potranno essere messe all’asta, assicurando introiti preziosi per lo Stato. Ma alle tv locali dovranno essere assegnate almeno altre 3 frequenze protette e di qualità. Andando a prelevarle dalle reti nazionali che ne hanno ottenute in sovrabbondanza». «La sentenza della Corte Costituzionale del 2002 – ricorda il presidente Alpi -disponeva che una rete Mediaset si spostasse sul satellite e a una rete Rai fosse inibita la pubblicità, al fine di spezzare il duopolio e liberare risorse economiche e radioelettriche in favore di altri soggetti, tv locali in testa, che sono il volano dell’economia nazionale, stimolando i consumi dei prodotti delle PMI, che rappresentano il 70,8% del PIL del Paese, ma alla sentenza non si è mai dato seguito, superata dalla Legge Gasparri che, introducendo il digitale, si disse che avrebbe portato il pluralismo».

Insiste Montrone: «Dov’è il pluralismo, se alle reti nazionali vengono assegnate tutte le frequenze protette e di qualità, e alle tv locali neanche una, nonostante la legge gliene riservi un terzo?». Secondo Montrone «il digitale, sinora, non ha fatto altro che peggiorare la concentrazione ed esaltare il duopolio, che in realtà nasconde il monopolio di Mediaset. Infatti alla Rai non interessano tanti canali, nè essa possiede le risorse economiche per poterli mantenere e gestire; ma è necessario assegnarglieli per giustificare l’assegnazione parallela a Mediaset».

Sempre secondo il presidente dell’Alpi oltre all’assegnazione alle tv locali delle frequenze a cui avrebbero diritto si potrebbero «mettere all’asta 4 frequenze assegnate alla Rai, che porterebbero nelle casse dello Stato ulteriori 3 miliardi, lasciando alla Rai, per lo svolgimento delle sue funzioni di servizio pubblico, un multiplex digitale, quindi 6 canali, che sono già il doppio dei canali che aveva in analogico». Inoltre si potrebbero «allineare i tetti pubblicitari di Rai e Mediaset sul 16%, in modo tale che la Rai non abbia più bisogno dell’intero gettito del canone per tentare di chiudere i bilanci in pareggio, ma possa lasciarne 1,5 miliardi di euro nelle casse dello Stato». (AGI)

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