Google, nelle nuove ricerche viola privacy e favorisce il proprio social network

«Google viola la privacy e applica pratiche anticoncorrenziali nelle ricerche del suo motore del Web». Accuse, sicuramente non nuove, lanciate dall’Electronic privacy information center (Epic), gruppo per la protezione dei dati personali in rete, in seguito ai particolari cambiamenti nella pagina di ricerche del colosso di Mountain View. Modifiche che potrebbero finire seriamente, tanto per cambiare, sotto la lente della Federal Trade Commission statunitense. L’Epic, già noto negli Usa per molte battaglie in materia, ha infatti annunciato una propria denuncia alla FTC.

Alla base delle proteste è proprio il nuovo servizio della società di Mountain View, che nelle pagine dei risultati delle ricerche ha introdotto un riquadro in bella evidenza con i contenuti super-personalizzati presenti nel proprio social network Google+. Del cambiamento si è avuta notizia martedì scorso: si comincia con le ricerche in inglese di Google.com per poi estendere il servizio alle altre lingue e domini. In pratica, nel momento in cui si cerca un determinato termine, il motore non solo restituisce i classici risultati che elencano le pagine web corrispondenti ma, in un’area a destra della pagina, anche i risultati che provengono da Google+. Questo sia che si sia entrati in Google+ sia che si navighi senza essersi «loggati» o in anonimato. La differenza è che avendo fatto l’ingresso in Google+ i risultati potranno includere anche propri contenuti (le foto del cane o degli amici) visibili soltanto a se stessi.

La sola notizia dell’introduzione del nuovo servizio di BigG ha provocato un’insolita reazione di Twitter, che ha immediatamente denunciato una condotta anticoncorrenziale del motore, tendente a far conoscere e a sostenere sempre più il proprio social network a scapito di altri. L’Epic, oltre a questo aspetto, ha anche sottolineato che, nonostante i risultati delle pagine personali siano riservati, la loro inclusione in questi risultati comporta comunque una maggiore vulnerabilità. Di fatto, se su Google.com si fa la ricerca sul termine «music» si trovano i nomi di cantanti con l’invito a visitare le loro pagine su Google+ e solo su questo social network, sebbene tali personaggi abbiano proprie pagine anche sui siti concorrenti. Tutto ciò, secondo le accuse, è contrario alle norme antitrust, avendo Google una quota superiore ai due terzi nel mercato delle ricerche online.

Ma è anche un tradimento della caratteristica che ha fatto di Google il gigante che è oggi: i risultati delle ricerche sono stati sempre ordinati per rilevanza, e non è possibile che per un dato termine siano rilevanti solo quelli che arrivano dai suoi servizi (oltre a Google+ anche Picasa, per le foto). Eric Schmidt, il presidente esecutivo di Google, ha fatto sapere di voler parlare con Twitter e Facebook per arrivare a includerli, una mossa che in realtà poteva essere fatta prima del lancio del servizio, ma che eventualmente potrebbe bloccare i ricorsi all’antitrust.

Fonte: ItaliaOggi

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