Google parte da Kansas City e lancia Fiber: Internet super veloce per realizzare anche il proprio palinsesto sullo schermo del pc.
Un fatto nuovo nel mondo della grande Rete sta per cambiare lo scenario dell’emergente mercato della tv connessa. Una novità che richiede qualche riflessione per ricalibrare analisi e previsioni. Tra pochi giorni (esattamente il 9 Settembre) Kansas City, luogo natale di Dorothy del mago di Oz, sta per diventare magicamente la città con la rete web più veloce del mondo. A mettere in piedi il sistema di moderne fibre ottiche ci sta pensando direttamente Google.
Kansas City (sia quella in Kansas che la omonima, e meno nota, in Missouri) sono state scelte per lanciare in via sperimentale la nuova Google Fiber, una rete che consente di trasferire dati 100 volte più velocemente di come si fa ora con le linee più veloci. Per dare un’idea, oggi i servizi di Fastweb vanno dai 10 Mbit al secondo della Fibra ottica ai 20 dell’adsl. La punta sperimentale della compagnia italiana è 100 Mbit al secondo per chi è raggiunto dalla “fibra 100”. Bene, la Google Fiber e il coniglietto multicolore che le fa da logo, viaggiano a 1000 Mbit (o 1 Giga) al secondo.
E cosa si può fare, viene da chiedersi, con questo Super-Web? La prima, e solo in apparenza, sorprendente risposta arriva direttamente da Google: ci si guarda la tv. È lo stesso colosso di Mountain View a proporre un pacchetto “top” (300 dollari l’onere di installazione e 70 o 120 dollari il canone mensile) per avere a disposizione non solo il collegamento Internet superveloce, ma anche i contenuti televisivi in formato Full Hd attraverso il TV Box, e un device da collegare al televisore tramite porta HDMI. L’offerta di Google Fiber Tv propone dei programmi tv in altissima qualità HD di oltre 200 emittenti Live, notizie e sport, show e film depositati nella banca dati on line Netflix e tante altre chicche televisive. Google ci tiene a specificare che grazie ai suoi 1000 Mbit al secondo non vedremo mai più una barretta di scaricamento, che aprire email, scaricare qualsiasi tipo di documento, caricare on line centinaia di foto diventerà un gesto dal risultato istantaneo. Ma i messaggi più esaltanti per convincere i nuovi clienti sono dedicati alle potenzialità dell’incrocio tra Web e tv, come la possibilità di registrare i programmi di otto canali contemporaneamente e riguardarli dove vogliamo, computer, tablet, smartphone, ecc..
E gli adolescenti prosumer e i tredicenni tutto Youtube e social network? Possibile che proprio Google li abbia dimenticati? Assolutamente no. Se mettiamo insieme l’ultima mossa di BigG con le intenzioni sempre più esplicite di Apple di entrare nel mercato tv abbiamo chiare le strategie del prossimo futuro. Il web non ucciderà la televisione, così come La tv non ha ucciso il cinema, la farà prigioniera. I colossi di Web e tecnologia puntano alla convergenza. Puntano, per ora, a diventare i veicoli privilegiati su cui far viaggiare i contenuti di intrattenimento. È una questione di posizionamento strategico e di target generazionali. Dopotutto i tredicenni, per ora, restano chiusi nella loro cameretta e a spingere i tasti del telecomando in salotto (nell’offerta di Google Fiber il telecomando viene sostituito da un tablet che all’occorrenza diventa una tv portatile) sono ancora i genitori nati negli ’60⁄’70.
Questo è il futuro prossimo. Guardando ancora più avanti possiamo notare che la proprietà di Youtube è proprio di Google e che accanto agli “user generated content” sta iniziando realizzare e finanziare produzioni video e veri palinsesti. E spesso i protagonisti sono proprio i più spigliati tra quei tredicenni. È, infatti, “prosumer” la parola magica che ci illumina sul nostro futuro. È la crasi delle parole “producer” (produttore) e “consumer” (consumatore) ed è il meccanismo che ha visto aziende come Facebook, Twitter e la stessa Youtube generare miliardi di dollari con contenuti prodotti gratuitamente e consumati (non proprio gratuitamente, e qui si torna al costo di accesso alle reti e ai supporti tecnologici) da tutti noi.
Fonti: L’Unità | Il Sole 24 Ore