Dal 31 ottobre 2008 la Sardegna ha completato lo switch-off, il completo passaggio al sistema digitale con lo spegnimento di quello analogico. La prima regione in Europa con un capiente bacino d’utenza a passare al DTT. Nel corso di questi mesi i problemi di consistente entità si sono subito fatti sentire. Il segnale non arriva dappertutto, ci sono vaste aree di zone d’ombra soprattutto nell’interno dell’isola. L’installazione degli impianti di diffusione delle trasmissioni digitali costano davvero parecchio e non sono ancora stati posizionati in molte zone. In più il consumo di energia di queste stazioni di emissione del segnale è spropositato in confronto al vecchio sistema.
Nel corso dello switch-over l’informazione sull’acquisto e l’uso delle apparecchiature di decodifica sono state scarse e svianti, mettendo in crisi i cittadini meno esperti. Gli impianti di antenne casalinghe troppo vecchi e inadatti si sono trasformati in un’altra barriera che ha impedito all’utenza televisiva di ricevere almeno i 6/7 vecchi canali tv principali.
Aldo Grasso, nel suo articolo sul Corriere della Sera.it del 30 gennaio 2009, sostiene che la tecnologia del digitale terrestre è un tecnologia “pesante”, perchè necessita di molti impianti di trasmissione, molto potenti e dotati di una infrastruttura dislocata in un’area più vasta rispetto alle vecchie stazioni analogiche. A differenza di altri paesi europei e degli Stati Uniti, l’Italia non possiede sul suo territorio una rete di stazioni di emissione del segnale tv così estesa e tecnologicamente avanzata come quella adatta al digitale.
Il DTT è guidicato da molti esperti della tv come una tecnologia meno avanzata della trasmissione digitale satellitare. La portata della banda è più scarsa, e questo limita fortemente l’offerta che può dare questa piattaforma. E le infrastrutture che la sorreggono sono più molto dispendiose rispetto ai satelliti e provocano un notevole inquinamento elettromagnetico. Gli standards della tv digitale terrestre sono stati progettati negli anni 70: il DVB-T sta per entrare in disuso perchè è in corso di sviluppo la sua evoluzione il DVB-T2, lo standard per il software delle applicazioni interattive Mhp è stato sviluppato anni fa in linguaggio Java ed è tuttora inadatto alla quantità di banda disponibile nei singoli canali.
Insomma una tecnologia costosa, limitata e obsoleta.
Fonte: Digitale terrestre, prime sconfitte di Aldo Grasso su Corriere.it
Non si può che concordare: l’approccio italiano al DTT è stato quantomeno sbagliato, nei modi e nei tempi. C’è stata qualche tempo fa un’interessante puntata di Report che spiegava molto bene il perché. Una gatta (per forza di cose) frettolosa fa i gattini ciechi. E poi si pensa che basti un “ci siamo!” detto in tv per spiegare alla popolazione la novità. Eh beh!
A breve metterò a dispozione la puntata “Modulazione di frequenze” di Report sul caso Europa7, la fantomatica rete tv che non ha mai avuto origine. Gli interessi economico/politici, sopratutto grazie all’elusione delle leggi, prevalgono su ogni buonsenso civile in questo strano paese.