Disney punta decisamente sullo streaming e affila le armi nel duello con Netflix. Nel secondo trimestre fiscale le attività online del colosso USA hanno portato a una crescita dei ricavi da 2,5 mld di dollari a 4 miliardi.
Per Disney il futuro è sempre più in streaming. Se ne avrà ulteriore prova nel 2021, con la chiusura di 100 dei suoi canali TV internazionali. A dare la notizia e l’indicazione che il gigante dei media e dell’intrattenimento virerà in direzione dello streaming, a scapito anche della distribuzione tradizionale, è stato il ceo Bob Chapek, intervenendo alla conference sulla tecnologia e i media di JP Morgan Chase&Co. I 100 canali in dismissione si aggiungeranno alle 30 reti già chiuse lo scorso anno.
«La grande maggioranza di quei contenuti migrerà verso Disney+», ha sottolineato Chapek evidenziando la volontà di concentrarsi sul “direct-to- consumer”. Lo streaming ha portato ricavi per 4 miliardi di dollari nel secondo trimestre fiscale dell’anno, in crescita rispetto ai 2,5 del 2020.
Ed è questo il terreno sul quale la casa madre di Topolino, di Star Wars e dei supereroi della Marvel ha deciso di ingaggiare il grande duello con il leader del segmento Netflix, forte dei suoi 208 milioni di abbonati nel mondo. Per Disney+ il dato si attesta a 103,6 milioni con un complesso di sottoscrittori alle offerte direct-to-consumer a 159 milioni aggiungendo i 13,8 milioni di ESPN+ e i41,6 milioni di Hulu. Vero è che le reti TV tradizionali al momento sostengono con un risultato operativo positivo i servizi (in perdita) in streaming. Ma per Chapek Disney dovrà essere «in prima fila» lì dove si sta spostando l’interesse del pubblico.
Intanto in Italia i sindacati del commercio di Cgil, Cisl e Uil hanno proclamato 8 ore di sciopero contro la chiusura dei negozi della Disney in Italia. I sindacati chiedono l’attivazione immediata di un tavolo istituzionale con i ministeri dello Sviluppo Economico e del Lavoro e il contestuale avvio del confronto con la direzione societaria di Disney Store «per conoscere i dettagli della procedura di liquidazione del marchio avviata il 19 maggio scorso ed annunciata ai sindacati a cose fatte».
Fonte: Il Sole 24 Ore