Digital divide Sardegna, Nughedu Santa Vittoria senza Internet e cellulari: segnali di fumo per comunicare

Nell’odierna era iperconnessa di Internet, fatta di bit e pacchetti, di real-time e social network, dove nascono nuove patologie legate all’eccessivo uso di smartphone e computer, in Italia continuano ad esistere piccoli comuni ancora privi del Web e della Rete, dove addirittura  non esiste la copertura per i telefonini. Una di queste piccole, ma numerose realtà è Nughedu Santa Vittoria, un paese di cinquecento abitanti in provincia di Oristano, dove il primo cittadino Francesco Mura ha dato vita ad una protesta singolare in vecchio stile.

Armato di coperta di lana, il sindaco Mura ha acceso un fuoco davanti alla chiesa di San Giacomo e ha iniziato a comunicare con i cittadini attraverso i segnali di fumo, come gli indiani: un modo originale per denunciare la situazione paradossale del proprio comune circondato dai boschi, dove le comunicazioni sono ferme ai telefoni fissi di casa, i cellulari non prendono e le linee internet sono un lontano miraggio.

Il sindaco ha dichiarato apertamente i problemi del paesino da lui amministrato: il digital divide sta bloccando ogni tipo di sviluppo a Nughedu Santa Vittoria, perché anche l’imprenditore più vecchio stile non aprirebbe mai un’attività commerciale se non può usufruire delle connessioni internet; i giovani stanno progressivamente spopolando il paese perché non possono accedere ai siti delle università cui sono iscritti e non possono comunicare col mondo esterno se non telefonando da linea fissa. Inoltre, spiega il sindaco Mura, l’assenza di linee adsl, internet e cellulari pesa molto anche sul mercato interno del piccolo paese, impedendo ai commercianti il possesso dei Pos per bancomat e carte di credito; i tabaccai non vendono le ricariche telefoniche per cellulari, perché nessuno in paese ne possiede uno, tranne il sindaco che comunque non può utilizzarlo.

L’esasperazione di questa singolare protesta contro le compagnie telefoniche italiane, che tendono a dimenticare le zone più rurali e montagnose del nostro Paese, è servita sicuramente a riportare l’attenzione sulla situazione del digital divide in Italia. Anche se i dati riportano che il 99,83% della popolazione italiana è raggiunta dalla rete cellulare, almeno con il vecchio 2G, e il 95,39% anche dal più moderno 3G, stando all’ultimo rapporto Agcom sulle comunicazioni, il problema di mancanza di linee internet mobili e fisse interessa circa 2,4 milioni di persone, circa il 4% della popolazione italiana. Il 4% degli italiani non arriva ai 2 Mbs. E nel Paese esistono ancora 109 comuni dove il «digital divide» è totale, dove cioè nemmeno un cittadino è dotato di una connessione a internet, da casa (quindi con l’Adsl) o dal cellulare.

Gli utenti che maggiormente risentono del digital divide sono concentrati principalmente nelle regioni del Sud come Basilicata, Molise e Calabria. Nonostante il Decreto Crescita 2.0, che ha fissato come data ultima per la diffusione della connessione a banda larga di base (2 MB) il 31 dicembre 2013, il digital divide è ancora una questione spinosa per l’Italia, che resta uno dei fanalini di coda d’Europa quanto a coperture informatiche e telefoniche del proprio territorio.

Le cose dovrebbero cambiare con la piena diffusione della tecnologia 4G, che corre su frequenze più solide: quelle che un tempo erano della tv, assegnate con l’asta del settembre 2011. Spiega alla stampa.it Cesare Avenia, presidente di Assotelecomunicazioni: «Con l’asta lo Stato impegnò anche gli operatori a coprire le cosiddette “aree bianche”: oltre 6400 comuni dove il servizio è più problematico e si opera in fallimento di mercato, cioè senza vantaggi per le aziende».

A due anni da quell’impegno, le aree bianche restano 4mila, distribuite nei soliti posti: sui monti, al Sud e sulle Isole. Compreso Nughedu Santa Vittoria. «Nella diffusione del 4G c’è stato un rallentamento», ammette Avenia. «In Italia c’è un limite di 6 volt per metro di elettrosmog e sono le Arpa regionali a misurare le emissioni e poi autorizzare le nuove antenne. Ogni Arpa ha però il suo modo di fare le misure e così siamo andati avanti a macchia di leopardo. A breve il governo fisserà degli standard nazionali e ripartiremo verso l’obiettivo: azzerare le “aree bianche” entro il 2017».

Fonti: it.notizie.yahoo.com | lastampa.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.