Asta frequenze tv, lunedì al via la gara per i multiplex del digitale terrestre

Si apre da lunedì prossimo 14 aprile l’asta per le frequenze tv (l’ex Beauty Contest) che vorrebbe aprire la strada a possibili nuovi player nel mercato tv italiano (secondo le disposizioni della Commissione europea).

Scandono infatti lunedì i termini della gara il cui regolamento è stato messo a punto dal Ministero dello Sviluppo economico sulla base delle indicazioni dell’Agcom, e pubblicato in Gazzetta ufficiale lo scorso 14 febbraio. L’asta si chiuderà entro l’estate. Ma c’è sempre il rischio che vada mezzo deserta, nonostante i prezzi ribassati disposti per le frequenze (intorno ai 30 milioni di euro per lotto).

La gara mette in palio tre lotti (L1, L2, L3) per i soli nuovi entranti o operatori che detengono un solo multiplex; due lotti per gli operatori in possesso di due multiplex; mentre limita ad un solo multiplex la partecipazione degli operatori integrati, attivi su altre piattaforme con una quota di mercato superiore al 50% della tv a pagamento. L’asta esclude dalla partecipazione gli operatori dominanti che detengono tre o più multiplex (Rai, Mediaset e Telecom Italia). La base d’asta è pari a 29.300.759,42 euro, 29.824.571,88 euro, 31.625.177,20 euro rispettivamente per i tre lotti.

Sky ha già annunciato che si farà da parte. Mentre potrebbe essere della gara Urbano Cairo, l’editore di La7 e il gruppo americano Discovery, oramai il terzo operatore tv in Italia.

Maurizio Giunco, presidente dell’Associazione Tv locali aderenti a Confindustria Radio Tv, ha dichiarato ad Adnkronos: «l’impressione è che l’asta potrebbe addirittura andare deserta». E i motivi sono semplici: le frequenze messe in palio sono di scarsa qualità e appetibilità per i possibili acquirenti e nuovi entranti. Ad esempio il lotto L3, il terzo di quelli in gara, si compone di due canali, che abbinati realizzano una rete nazionale ritenuta simile a quelle occupate dai grandi operatori tv. La copertura nominale stimata della popolazione del lotto L3 è del 96,6%. Uno dei due canali, il 59 UHF, ricade però in una fetta dello spettro frequenziale (la famosa banda 7oo MHz, cioè dal 49 UHF al 60 UHF) che comprende tutti i canali che a partire dal 2015 andranno riassegnati alla banda larga mobile.

Chi acquisterà il lotto L3 dovrà quindi rendere allo Stato il canale 59 UHF nel 2015 e potrà ricevere in cambio un canale equivalente. La sostituzione dovrebbe avvenire senza esborso per le casse dello Stato. Ma è comunque difficile che chi si aggiudica questo multiplex punti solo a fare una speculazione perchè secondo le regole chi si aggiudica una rete dovrà necessariamente utilizzarla per la televisione.

Giunco poi denuncia: «anche se la cifra di 30 milioni a multiplex è in sé una cifra bassa, va innanzitutto considerato che vanno aggiunti i costi di implementazione della rete, circa altri 50 milioni. Ed è vero che su questo terreno le emittenti già presenti sul territorio potrebbero realizzare significativi risparmi: ma la questione è la crisi del mercato della comunicazione da cui ad oggi non si vede la fine». Sull’ipotesi di possibile discesa in campo di società straniere Giunco si mostra scettico: «in Italia ci sono già soggetti molto forti, senza una vera ripresa mi sembrerebbe singolare l’arrivo di società straniere in un mercato saturo».

Fonti: adnkronos | corrierecomunicazioni.it | ItaliaOggi

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Redazione
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