Manuel Castells: “gli smart mobiles sono il futuro, la tv il passato”

Il sociologo spagnolo, nell’intervista pubblicata dalla La Stampa.it del 2 giugno, afferma che le tecnologie digitali e gli internet media hanno cambiato la nostra società. Una società dell’informazione che ha bisogno di  «nuove fonti di produttività, delle nuove forme di organizzazione e della formazione di un’economia globale». Ma lo sviluppo tecnologico nella comunicazione delle reti  ha creato un surplus di informazione che per molti non è accessibile e per altri non decodificabile, causa mancanza di strumenti adatti.

«La comunicazione è il processo fondamentale dell’attività umana,» dice Castells «così la connettività ubiqua e permanente diventa un fattore di trasformazione sociale. Nella società sempre connessa in rete nascono nuove figure lavorative, si plasmano nuove strutture familiari, si inventano relazioni e linguaggi. I confini del mondo si espandono, con l’accesso a popoli che finora ne erano esclusi. Ma il ruolo delle tecnologie dell’informazione nel promuovere lo sviluppo è un’arma a doppio taglio: da un lato permette di modernizzarsi rapidamente e diventare competitivi, dall’altro il ritardo di chi non riesce ad adattarsi al nuovo sistema tecnologico tende ad accumularsi. Sta prendendo forma un “quarto mondo”, caratterizzato dall’esclusione sociale. Senza alfabetizzazione, c’è solo confusione informata».

Per connettività ubiqua l’iberico intende quella facoltà di essere sempre collegati alla rete, che sia internet, il web, o qualsiasi altra forma di rete, in ogni luogo e in qualsiasi tempo. L’always-on, lo stare sempre connessi, una facoltà che in parte oggi possediamo attraverso i telefoni mobili; una pratica sociale che ha cambiato il nostro modo di vivere con l’altro.

«Un tempo si parlava di eccesso di comunicazione » continua Castells «  o di informazioni per colpa di Internet: oggi la gente ne sente il bisogno, »  ha un debito informazionale, forse proprio perchè deve capire quale è importante e quale non lo è « si impazzisce se non si può accedere sempre e ovunque all’email. Piuttosto si rinuncia volentieri alla televisione, e questo potrebbe essere il vero inizio della fine per il vostro Silvio Berlusconi. Il più potente e versatile strumento di connettività è diventato il telefonino: vi convergono i diversi media, dall’accesso a Internet ai video alla musica alla messaggistica. La comunicazione senza fili è la tecnologia con la più rapida diffusione nella storia: nel 1991 gli abbonati ai primi telefonini erano 16 milioni, oggi sono 3,8 miliardi (contro 1,4 miliardi di linee fisse), il 60 per cento dela popolazione del pianeta è connesso “wireless”. Con un riflesso immenso sulla società».

Il telefono mobile, come accade da anni nel mercato giapponese con la società NTT DOCOMO, è divenuto uno strumento che ci rende connessi sempre e in ogni luogo, dandoci l’opportunità di usare le tecnologie e i servizi dell’ubiquitous computing. In Italia l’esempio più eclatante è rappresentato dall’Iphone della Apple, ma i costi di connessione sono ancora troppo alti per essere always-on. Non è detto che in prossimo futuro ci si possa connettere  con una nuova forma di telefono, ma anche palmare, smart phone, console portatile, micro pc “indossabili” , che Howard Rheingold chiama smart mobile, che sia in grado di collegare il nostro io digitale a quello degli altri e alle cose che ci circondano. Un rete mobile come sistema emergente che sarebbe in grado di unire le intelligenze e la conoscenza in condivisione, come oggi  ci  consente la rete,   in ogni luogo concreto e in ogni momento.

Tutto ciò potrebbe soppiantare un medium tecnologico di massa come la tv, ma potrebbe anche inglobarla e declassarla a medium di secondo ruolo nella società dell’informazione. Logicamente la diffusione degli smart mobs sarebbe un grande contributo alla riduzione del divario digitale. Sempre Castells :«In Africa il 30% del budget della gente è allocato alle comunicazioni senza fili, usano le bici per ricaricare le batterie. Nell’era dell’industrializzazione si diceva che senza elettricità non si mangiava. Oggi non si mangia senza Internet».

Allora perchè in Italia, ma anche in altri paesi del mondo, si investe ancora sulla tv col Digitale Terrestre, e non si pensa alla tecnologie di rete e allo sviluppo degli smart mobs? Perchè le potenzialità di internet sono una minaccia per chi detiene il potere, soprattutto per chi ha fondato il suo potere attraverso il medium televisivo. Castells: «siamo in una fase di transizione, chi detiene il potere ha paura di questa tecnologia di libera comunicazione. Che non risolve i problemi, semmai li amplifica: i governi temono di perdere il controllo, le aziende temono la libera concorrenza, i politici temono di perdere il seggio. Sono tutti nel panico, si sentono spodestati dai giovani internettiani meglio informati e rapidi a reagire grazie all’accesso ubiquo, forti della solidarietà fra pari in rete». Il sociologo ha ben presente la situazione italiana e conosce il divario che affligge la nostra gente: «in Italia il ricambio generazionale arranca perché il sistema politico è imbrigliato dai partiti e Internet non ha ancora spodestato del tutto la tivù. Ma la rivolta delle banlieu insegna che la mobilitazione della gente che comunica in rete via cellulare (“flash mobs”) funziona. E i politici sanno che qualsiasi cittadino con un videofonino può distruggerli, basta beccarli in fallo e caricare il video su YouTube». Sagge parole.

L’intervista dell’inviata della Stampa.it

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