Sky Italia prova a risollevare i ricavi provenienti dalla pubblicità in calo dell’1% nei primi otto mesi del 2018 rispetto allo stesso periodo 2017. La pay-tv l’anno scorso ha registrato 233 milioni di euro netti su 2,885 miliardi di euro di ricavi complessivi del gruppo Sky.
Nell’ultimo periodo i ricavi dall’adv sono cresciuti del 17% in settembre rispetto allo stesso mese del 2017. Ma questo non basta per Sky. Come spiega Giovanni Ciarlariello, dall’estate 2018 direttore di Sky Media, digital & data, il settore della tv in chiaro «diventerà ancora più strategico per Sky. Sia con i canali in chiaro TV8, Cielo e SkyTg24, che hanno audience in costante crescita, sia nella gestione della raccolta per canali tv di editori terzi, che già facciamo sulla piattaforma pay, ma che finora non avevamo esplorato nella tv in chiaro».
Da ottobre, infatti, Sky Media raccoglie la pubblicità del canale Alpha di De Agostini, alla numerazione 59 del digitale terrestre, che in precedenza era a cura di Viacom. E si sta sondando il mercato per trovare altre partnership. Intanto i canali in chiaro di Sky, che valgono circa il 3,5% di share nel giorno medio, rappresentano già un business piuttosto interessante e con fatturati lordi attorno ai 100 milioni di euro all’anno di raccolta.
Poi c’è tutto il business relativo alla raccolta pubblicitaria di Sky sul web. La concessionaria Sky Media raccoglie non solo i siti di Sky, ma pure i siti di oltre 200 editori terzi, da Fox a Twitter, da Fantagazzetta a Tiscali, che valgono oltre 20 milioni di utenti unici al mese, 160 milioni di video visti nel mese di ottobre, due miliardi di video visti nell’intero 2018, «che vogliamo portare a tre miliardi nel 2019», dice Ciarlariello. Il quale ha voluto rafforzare la partnership con gli editori terzi «cedendo loro, gratuitamente, l’utilizzo di tanti contenuti editi da Sky, dalle sintesi di X-Factor o delle partite di calcio, dai notiziari di Sky Tg24 agli abstract di Masterchef, della Formula 1 o del MotoGP. Gli editori sono contenti perché possono corredare i loro servizi con le immagini di qualità di Sky, e noi siamo felici perché la partnership è più solida, aumentano le visualizzazioni e quindi si allarga il bacino pubblicitario e di conseguenza la raccolta».
Peraltro tutti questi contenuti video verranno a breve rilevati da Auditel, con il rilascio dei primi dati tra la fine del 2018 e l’ inizio del 2019. E i numeri di utenti unici e video visti sopra riportati non tengono conto di NOW TV, dell’offerta on demand e di Sky Go «che è la più grande piattaforma OTT che opera in Italia con 2,5 milioni di famiglie abilitate», commenta Ciarlariello, «rispetto, ad esempio, agli 1-1,5 milioni di abbonati a Netflix. Peraltro, entro Natale, anche gli abbonati a Sky sul digitale terrestre avranno Sky Go in dotazione». Se sui clienti di NOW TV non ci sono numeri ufficiali, l’on demand, invece, è in esplosione: «Basti pensare che ormai la visione non lineare pesa in media per il 35% dei contatti di audience sulla piattaforma pay di Sky. E la tendenza è in aumento. Ancor di più per i clienti che hanno il nuovo decoder Sky Q».
Sui 4,8 milioni di abbonati Sky in Italia, ci sono già 500 mila famiglie che dispongono di Sky Q: a tutti i nuovi abbonati viene dato in dotazione uno Sky Q black, oltre 100 mila hanno acquistato il nuovo Sky Q Platinum, e poi tutti i decoder venduti nell’ ultimo anno e mezzo sono stati aggiornati con un software e trasformati, di fatto, in uno Sky Q. Lo sviluppo tecnologico dei decoder di Sky consentirà, infine, un rilancio di Ad Smart, ovvero degli spot geolocalizzati e targettizzati, a inizio 2019: «Saremo molto più sofisticati: prima lavoravamo solo per macro aree geografiche. Dal 2019, invece, lavoreremo sulle 400 mila celle censuarie dell’ indagine Istat, e ogni cella aggrega 50 famiglie con le loro abitudini di spesa. Gli spot Ad Smart, nel 2019, saranno pianificabili su circa 3 milioni di decoder, e questa, secondo me», conclude Ciarlariello, «è l’unica e vera Adressable tv in Italia».
Fonte: ItaliaOggi