Da un articolo di Federico Guerrini su lastampa.it dell’11/05/2012:
Sono i Paesi Bassi il primo Stato europeo a sancire per legge la cosiddetta “neutralità della Rete”. Tradotto, questo significa garantire a tutti i cittadini parità di accesso a qualsiasi contenuto in Rete, senza discriminazioni legate al tipo di servizio offerto o al canone pagato. Un principio che fino a pochi anni fa era dato pressoché per scontato, ma che con la crescita del numero di persone connesso a Internet e il diffondersi del traffico in mobilità è stato messo sempre più in discussione. Anche in Italia, dove alcuni operatori di telefonia hanno da tempo iniziato a ridurre la banda a a disposizione degli utenti per evitare che gli utenti adoperassero chiavette e simili per l’accesso scaricare file con i programmi peer-to-peer, ufficialmente per evitare di sovraccaricare la Rete.
In base alla legge approvata l’altro ieri in Senato, dopo che lo scorso giugno era stata validata dalla Camera Bassa, nei Paesi Bassi ai provider non sarà più consentito effettuare questo tipo di operazioni e nemmeno adottare altre condotte discriminatorio:, promuovere, ad esempio, un proprio servizio di video sharing o di email offrendo tariffe più basse all’utenza in cambio della sua fidelizzazione. Uno scenario per ora ancora in larga parte teorico in Europa, ma verso cui alcune fornitori di connettività si stanno già indirizzando in Usa, con l’operatore Comcast che pratica condizioni di favore per chi sceglie di abbonarsi al servizio di streaming on demand “Xfinity”. Penalizzando, accusano alcuni, altri prodotti dei concorrenti.
Per questo motivo, grandi esperti di Internet come Tim Berners-Lee (il creatore del Web) hanno più volte difeso il principio della neutralità della Rete; non solo per motivi etici, ma anche per garantire la libera concorrenza sul Web. Il provvedimento nederlandese potrebbe stabilire un importante precedente nel Vecchio Continente, ed è il secondo caso al mondo di introduzione della “net neutrality” nella legislazione di uno Stato, dopo quello del Cile. Anche se in passato l’idea ha suscitato le critiche della Commissione Europea, che ha ritenuto una regolamentazione in questo campo prematura, quanto accaduto al Parlamento olandese rappresenta una grande conquista per associazioni come Bits of Freedom, che si battono in difesa della privacy.
Il pacchetto comprende infatti importanti restrizioni all’utilizzo della Deep Packet Inspection, una tecnica adottata da alcuni provider per conoscere il tipo di contenuti e di applicazioni adoperate da un dato navigatore; una forma di “intercettazione” telematica che ora verrà proibita per legge. Potrà essere effettuata solo in determinate circostanze e con il consenso del navigatore, oppure su autorizzazione di un giudice. Viene inoltre impedita la disconnessione forzata degli utenti, salvo che questi ultimi non siano responsabili di frodi online o si scordino di pagare le bollette per l’accesso a Internet.