Ancora numeri in calo per l’impero dei media della famiglia Berlusconi, che in questi giorni di crisi di governo (forse, dico forse, dimissinario) vede schizzare al ribasso il suo titolo in borsa. Nei primi 9 mesi del 2011 Mediaset (a livello consolidato in Italia e in Spagna) registra un utile netto in discesa a 166,6 milioni di euro (-13%) rispetto ai 192,6 milioni dello scorso anno (in Italia -41%). L’azienda di Cologno riporta ricavi in calo dell’1,7% (in Italia -4,7%), e costi in rialzo del 6,5%, con una marginalità in diminuzione del 31%, debiti in aumento del 13,7% (1,8 miliardi), e una generazione di cassa più che dimezzata (da 589 a 243 milioni).
Nel periodo forse più buio dell’era Berlusconi, il premier non può certo consolarsi con i numeri della sua azienda più cara. I dati di metà anno di Mediaset sono stati diffusi a mercati chiusi, nella giornata di ieri quando il titolo del Biscione, spinto dalle vicende politiche, ha perso quasi il 3% (peggior risultato della Borsa di Milano). Sui risultati pesa sicuramente il calo della raccolta pubblicitaria: sulle reti gratuite è scesa del 2,9% a 1,876 miliardi di euro. In totale la pubblicità è calata dell’1,8% per 1,94 miliardi (che è comunque più del 60% dell’intero mercato). Pesa pure la vinceda Endemol, oberata dai debiti e in balia degli hedge found, che è stata richiesta per l’acquisto da Mediaset con Clessidra, da Time Warner, e voci non confermate parlano di offerte in arrivo anche dalla britannica ITV e dai tedeschi di RTL.
Sulla quasi crisi del Biscione incide anche l’asset pay di Mediaset Premium, che registra ricavi minori rispetto alle attese. Il dato più eclatante sono il numero di tessere attive in circolazione: solo 2,9 milioni di smart card rispetto ai 4,4 milioni di metà anno, con 2 milioni di abbonamenti Easy Pay, proprio quando il concorrente Sky ha superato i 5 milioni di abbonati. E infatti i ricavi di Premium sono calati a 487 milioni (-7,4%), mentre sono in crescita solo i ricavi da attività caratteristica (+16%). E anche la perdita operativa è aumentata (29,2 milioni).
Per far fronte al problema l’azienda già da luglio scorso ha messo a punto un taglio dei costi che nel prossimo anno dovrebbe assere tra il 3 e il 5%, ma da Cologno assicurano che non ci saranno interventi sul personale, si tratterà di cercare maggiore efficienza. L’ad di RTI Marco Giordani ieri ha parlato di 350 milioni di euro di tagli in tre anni, 150 milioni sui costi e 200 sugli investimenti.
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