Diritti TV Serie A, spunta (di nuovo) il canale di Lega da vendere agli OTT

nuovo logo serie a diritti tv

La Serie A punta ancora una volta sul progetto della creazione di un canale TV di Lega. Si studia (di nuovo) una piattaforma con un’emittente lineare e contenuti on demand. Questa volta sarà proposto non in esclusiva direttamente agli operatori TV e OTT.

La Serie A punta sul canale di Lega. L’assemblea dei club ha approvato all’unanimità le linee guida per la vendita dei diritti audiovisivi nel triennio 2024-2027, mentre il piano industriale ha suscitato qualche perplessità fra i presidenti e sarà oggetto di approfondimenti. I criteri saranno ora sottoposti all’approvazione dell’autorità Antitrust in vista di una possibile pubblicazione dei bandi già a dicembre.

Dai documenti consultati da MF-Milano Finanza emerge una predilezione per la realizzazione della piattaforma (TV o streaming) proprietaria del campionato italiano. Le linee guida prevedono infatti la canonica asta per l’assegnazione dei diritti TV a uno o più emittenti, procedura che ha visto nel triennio in corso prevalere l’asse DAZN-TIM con un’offerta da 840 milioni. Nell’attuale situazione macroeconomica, tuttavia, appare difficile non soltanto superare ma addirittura confermare l’incasso, a meno dell’improbabile intervento di un colosso dello streaming (ad esempio Amazon, Apple, Netflix).

Da qui la decisione della Lega di saggiare il mercato con quasi due anni di anticipo e soprattutto di includere nelle linee guida una sezione dedicata all’alternativa: la piattaforma di Lega. L’eventuale canale sarà lineare e/o on demand e sarà a pagamento, salva la possibilità di eventi promozionali in chiaro. Includerà non solo le dirette delle partite, ma anche programmi di approfondimento. La produzione sarà gestita dalla Serie A direttamente o in collaborazione con società specializzate.

La Lega, è vero, ha a disposizione un centro all’avanguardia a Lissone, dove presto potrebbe sorgere anche di un laboratorio tecnologico specializzato nel campo dell‘innovazione sportiva. La realizzazione tecnica e la distribuzione del canale potrebbero però richiedere l’individuazione di un partner tecnico e commerciale, magari tra gli operatori della comunicazione che in passato hanno comprato direttamente i diritti TV.

Già nello scorso triennio, del resto, Sky aveva proposto alla Lega di sviluppare un mini-canale per le tre partite di Serie A non assegnate in esclusiva a DAZN. Non è da escludere che la pay-tv possa tornare a proporsi, qualora l’associazione presieduta da Lorenzo Casini opti davvero per questo progetto tante volte annunciato e altrettante rimandato.

Questa volta, però, la Lega sembra fare sul serio, prendendo atto delle mutate condizioni di mercato. In Italia sono attivi molti broadcaster (Sky, DAZN, Disney+, Paramount+, Prime Video, Netflix e via dicendo), ma nessuno sembra più disposto a fare follie per il calcio. Nell’insieme, però, le piattaforme in streaming potrebbero garantire alla Serie A un incasso almeno pari agli attuali 910 milioni.

Secondo le linee guida, infatti, il canale potrebbe esser venduto a più operatori in forma non esclusiva e senza limiti di tempo. I contratti di distribuzione e trasmissione potrebbero cioè andare oltre il limite di tre anni previsto dalla Legge Melandri per i normali pacchetti audiovisivi, secondo quanto già possibile per i diritti internazionali. Ciò consentirebbe ai broadcaster una programmazione a lungo termine e, almeno in teoria, dovrebbe invogliarli a offrire di più. Così non fosse, il documento prevede in subordine la possibilità per la Lega di procedere a una vendita diretta ai consumatori, in modalità cioè “B2C”.

Fonte: MF – Milano Finanza

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