Dopo l’interessamento di Disney alla maggior parte degli asset della 21st Century Fox, arrivano altri due pretendenti: Comcast e Verizon, ovvero il più grande operatore via cavo degli Stati Uniti con una capitalizzazione di mercato da 171 miliardi di dollari e l’operatore di telecomunicazioni che di miliardi ne vale 185.
L’interesse all’acquisto del gruppo di Rupert Murdoch, che possiede tv e studi cinematografici negli Usa oltre che pay-tv in diversi altri paesi, compresa una quota del 39% in Sky, poi sarebbe stato manifestato anche da Sony, sebbene quest’ultimo avrebbe avuto soltanto approcci informali. Nessuno dei tre player ha ammesso il proprio interessamento e comunque, come accade in questi casi, il titolo di Fox è schizzato in Borsa a ogni nuova notizia sull’argomento.
Anche nel caso di Comcast, secondo quanto riportato dalla Cnbc che già per prima aveva parlato dei contatti con Disney, gli asset oggetto della trattativa sarebbero gli stessi: la produzione cinematografica e televisiva, il network via cavo e il business internazionale, tra cui la quota del 39% in Sky che ha attività nel Regno Unito e in Germania oltre che in Italia. Attualmente l’intera 21st Century Fox ha una capitalizzazione di mercato di 56 miliardi di dollari.
La famiglia Murdoch sarebbe intenzionata a tenere soltanto la parte broadcasting di Fox, compresi Fox News e Sport. Il motivo di una possibile vendita si fa risalire alle difficoltà a crescere ulteriormente in maniera organica per contrastare la concorrenza degli Over The Top e contemporaneamente alla mancanza di concorrenti da acquisire alla propria portata. Non sarebbero poi irrilevanti , sempre nella decisione di vendere, le difficoltà nell’acquisizione del restante 61% del capitale di Sky non ancora posseduto a causa di uno scrutinio più duro di quanto atteso da parte delle autorità inglesi.
Durante la presentazione dei dati trimestrali agli analisti la scorsa settimana, però, il presidente esecutivo del gruppo, Lachlan Murdoch, figlio maggiore del magnate dei media, ha rifiutato di rispondere a domande su una possibile vendita, dicendo però che la propria società ha «la scala necessaria per continuare a portare avanti la nostra strategia di crescita aggressiva e contemporaneamente offrire significativi rendimenti in aumento agli azionisti. I player che hanno una dimensione più piccola trovano difficoltà nello sfruttare la propria posizione sulle piattaforme video nuove ed emergenti. Lasciatemi essere molto chiaro: non siamo in quella categoria». Dal canto loro i pretendenti sarebbero ingolositi da due aree molto importanti: la produzione di contenuti, l’elemento che fa la differenza nell’attrarre abbonati, e l’espansione fuori dagli Stati Uniti.
Per Disney, che si prepara a lanciare una propria offerta in streaming, significherebbe incrementare ulteriormente il catalogo ed avere uno sbocco nella distribuzione europea. Anche per Comcast, che oltre all’offerta della banda larga ha anche nel portafoglio la Nbc e gli Universal Studios, vale un discorso simile, visto è in stallo la domanda Usa della pay-tv. A Verizon, invece, già proprietario di Aol e Yahoo, servirebbe soprattutto la produzione di video con cui rafforzare l’offerta mobile.
Fonte: ItaliaOggi