Dopo la denuncia e il ricorso presso il Ministero della Sanità nel dicembre scorso da parte di Codacons in merito ai pericoli nell’utilizzo degli occhialini dei televisori 3D in ambito domestico da parte dei bambini al di sotto dei 6 anni di età, e alla scarsa informazione resa ai consumatori, l’associazione di consumatori rilancia le accuse per l’uso degli occhiali 3D questa volta nelle sale cinematografiche con un esposto che ha spinto la Procura di Roma ad aprire un’inchiesta.
Secondo La Repubblica sarebbero iniziati gli accertamenti sul campo da parte dei Nas. Il pm deve ancora pronunciarsi sulla richiesta di sequestro preventivo degli occhialini avanzata dall’associazione consumatori. Per ora sotto i riflettori della magistratura romana è finita un’impresa giapponese, una delle quattro che produce gli occhiali 3D. «Non si tratta della Sony», specificano gli inquirenti, ma è certo che la ditta sotto accusa rifornisce la gran parte delle sale italiane.
L’inchiesta terrà conto soprattutto di un caso che ha come protagonista una bimba di 3 anni di Milano. I fatti risalgono al 2010, quando la piccola si recò al cinema per la proiezione pomeridiana di un cartone animato. Dopo aver indossato gli occhialini «riportò una fortissima infiammazione all’occhio sinistro». La sera il suo occhio iniziò a gonfiarsi e la mattina dopo «aveva assunto le dimensioni di una noce». I genitori, racconta il Codacons, hanno allora portato la bimba al pronto soccorso dove i medici le hanno riscontrato «un’infiammazione acuta» e somministrato una pomata cortisonica, escludendo la presenza di ecchimosi e lesioni da colpo.
All’epoca l’associazione dei consumatori denunciò per la prima volta il potenziale pericolo degli occhiali per la visione in 3D. «Gli occhiali non hanno marcatura Ce, sono di materiali di ignota provenienza, non vengono sterilizzati dopo l’uso e cambiano almeno tre volti al giorno». Il ricorso del Codacons in merito alle tv 3D, presso il Ministero della Salute, sulla base del parere espresso dal Consiglio Superiore di Sanità, ha disposto che “l’utilizzo di occhiali 3D in ambito domestico per la visione di spettacoli televisivi sia controindicato per i bambini al di sotto dei 6 anni di età; per i soggetti dai 6 anni fino all’età adulta, debba essere limitato alla visione per un tempo massimo orientativamente pari a quello della durata di uno spettacolo cinematografico; debbano essere fornite, da parte delle ditte produttrici, nelle istruzioni allegate alle unità di vendita, indicazioni d’uso con particolare riguardo a: le modalità per effettuare un’idonea, periodica pulizia ed eventuale disinfezione; la necessità che gli occhiali siano tenuti fuori dalla portata dei bambini; la necessità di un uso contestuale degli occhiali 3D agli strumenti correttivi della visione nel caso il consumatore sia portatore di lenti; l’opportunita’ di interrompere la visione in 3D in caso di comparsa di disturbi agli occhi o di malessere generale”.
Tali indicazioni – secondo il Codacons – devono essere messe a conoscenza del consumatore prima ancora dell’acquisto di un televisore 3D, attraverso le etichette dei prodotti in vendita oppure utilizzando appositi prospetti informativi da apporre sugli apparecchi. Solo in questo modo l’utente viene reso edotto sul corretto utilizzo degli occhiali 3D in ambito domestico e sulle relative controindicazioni, e solo così può effettuare una scelta consapevole e informata.
Fonte: codacons.it