Banda ultralarga: in Italia coperte solo il 29% delle abitazioni

bandaultralarga2018Secondo gli ultimi dati Infratel a marzo 2015 il 71% delle abitazioni era ancora sprovvisto di collegamento veloce alla rete. E nel 2018, senza intervento pubblico, un terzo delle case non avrà copertura alla banda ultralarga.

I dati emergono dalla consultazione di Infratel sui piani di investimento degli operatori. Una consultazione importante per capire dove gli operatori hanno intenzione di investire e, dall’altra parte, le aree non coperte da nessuno. Qui potranno poi partire gli investimenti pubblici rientranti nella Strategia varata dal governo a marzo 2015. Fondi e supporti finanziari con un obiettivo ambizioso: avere il 100% della popolazione collegata a 30 Mbps e l’ 85% del territorio a 100 Mbps entro il 2020.

Per ora la situazione è molto lontana da queste percentuali. Al 31 marzo le unità immobiliari coperte con architetture Ftth, Fttb e Fttdp (al di là delle definizioni, sono le architetture più performanti) risultavano essere il 10% del totale, con un 26,4% in Fttn (la fibra fino al cabinet e quindi il sistema misto fibra-rame) e un 71,38% di unità immobiliari non servite da banda ultralarga.

Con i Piani di investimento dei privati dunque cosa cambierà da qui al 2018? È questa la domanda cui la consultazione pubblica ha voluto rispondere appunto per capire dove destinare l’intervento pubblico che, per ora, conta una dote di 2,2 miliardi di euro per i cluster CeD, le cosiddette aree a fallimento di mercato. È proprio al netto di questa dote che Infratel ha battezzato il 36% di aree scoperte. Dall’altraparte, la percentuale di case che saranno coperte (grazie agli interventi dei privatio ai piani già esistenti) con l’architettura più performante sarà pari al 22,07%, con un 61,10% in Fttn. È chiaro che la situazione non sarà la medesima su tutto il territorio nazionale.

E così, dalle tabelle messe a disposizione dal Mise e da Infratel si vede che al 31 marzo 2015 la fibra fino a casa o fino al building era inesistente in sette regioni italiane. Lombardia (24%) e Lazio (21%) dall’altra parte. Ma quel che colpisce è anche il dato relativo alle percentuali di abitazioni per nulla servite: niente fibra; al limite solo Adsl. Qui si va dal 99% della Valle d’Aosta in giù, per un complessivo di cinque regioni in cui le unità abitative scoperte superano il 90% e altre sei sopra l’80 per cento.

La consultazione restituisce così una realtà nettamente migliore, in cui a dichiarare di voler investire sono stati 30 operatori, contro i 7 dell’ultima consultazione. E che i piani degli operatori siano passati da un livello di copertura in Ftth o Fttb dal 4 al 21% non è da trascurare anche come segnale di una maggiore consapevolezza di questo business.

Allo stesso modo, la consultazione restituisce un’immagine dell’Italia in qualche modo “sottosopra“. Le regioni del Sud, infatti, sono quelle che al 2018 arriveranno più preparate. Solo il 3% delle unità abitative calabresi non avrà fibra, mentre in Puglia la percentuale scenderà all’1%, nella Sicilia al 20%, nella Basilicata al 24 per cento. Merito dei bandi Eurosud, in completamento da qui al 2016. Tutti vinti da Telecom. Merito della volontà dell’incumbent di mettersi in gioco, hanno sempre detto da Telecom. Risultato grazie a bandi cuciti su misura, hanno a più riprese ribattuto i competitor. È per questo che ora, fatta la consultazione, si dovrà capire come mettere a disposizione i 2,2 miliardi. Con modello a incentivo (vorrebbe Telecom) mentre i competitor, Fastweb in testa, preferirebbero l’intervento diretto statale.

Fonte: Il Sole 24 Ore

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