Si accende il mercato mondiale della tv online: Amazon punta sulla sua forza finanziaria per raggiungere e superare Netflix con Prime Video.
Il colosso di Jeff Bezos offre “gratis” già da un anno (con l’iscrizione a 19,90 euro l’anno ad Amazon Prime) il servizio tv on demand, ma fino ad oggi è stato sempre un passo indietro Netflix. Il leader del mercato OTT, che all’inizio del 2016 ha dato un’accelerazione al suo profilo internazionale aggiungendo 130 nuovi Paesi per una presenza compessliva in 190 nazioni, oggi raggiunge ben 100 milioni di abbonati, di cui 60% provenienti dai mercati extra-americani. Da sola Netflix vanta una platea più estesa dell’insieme di tutti gli abbonati dei suoi concorrenti: Hulu, Sling TV, Hbo Now, Amazon Video.
Ma quest’ultima procede a marce forzate per affermare il suo servizio tv: show televisivi e film vengono ora proposti in oltre 200 paesi tra cui l’Italia, senza costi aggiuntivi per gli abbonati Amazon Prime, oppure con un abbonamento mensile di 7,99 euro.
Sebbene il catalogo di Amazon Prime Video non sia ancora all’altezza di quello di Netflix, tuttavia può contare su opere premiate come Mozart in The Jungle oppure la serie tv distopica di fantapolitica The Man in The Castel tratta da un libro di Philip K. Dick. Produce serie quali Fortitude e ha addirittura realizzato l’ultimo film di Woody Allen, Cafe Society.
La forza finanziaria di Amazon, gruppo valutato 380 miliardi di dollari, e con in pancia 18 miliardi di liquidità, è una leva strategica per l’aggressiva campagna acquisti della squadra di Jeff Bezos che corteggia sia Hollywood che il cinema indie. Ai Sundance Festival, Amazon Video ha fatto incetta di diritti di lungometraggi, così come è riuscita ad aggiudicarsi quelli di serie tv popolari come Downton Abbey e Mr. Robot inaccessibili per gli abbonati di Netflix.
La partita non si gioca solo sul tavolo delle esclusive come ad esempio quella molto appetibile con Disney siglata da Netflix, perché le piattaforme di streaming trasmettono contenuti originali con film e tv show prodotti in proprio guadagnandosi così dall’industria cinematografica tutt’altra considerazione.
«Tuttavia il grande cinema per il web ha ancora strada da fare», commenta di Jim Sheridan, regista di film impegnati come Il mio Piede Sinistro e Nel nome del Padre: «Il vero cambiamento arriverà quando questi player emergenti centreranno un film autoriale che piaccia ovunque».
Come produttore Amazon sta rapidamente recuperando il terreno rispetto al dominante Netflix che firma serie pluripremiate come The Crown sui sessant’anni di regno della regina Elisabetta II che ha ricevuto il plauso dall’autorevole sindacato degli attori britannico.
Amazon ha investito 250 milioni di dollari per la messa in onda di 3 stagioni di un nuovo format del programma automobili stico di punta della Bbc, Top Gear, cancellato dopo un alterco tra uno dei conduttori e un produttore dall’emittente britannica. Gran Tour, così si chiama il sequel, è diventato in brevissimo tempo uno dei più massimi hit della piattaforma digitale.
Un report di JP Morgan stima che nel 2017 la programmazione originale di Netftix costerà 6 miliardi di dollari contro i 5 del 2016, per 1200 ore, con un’offerta variegata dai documentari all’intrattenimento per bambini.
Intanto Amazon investe circa 4,5 miliardi in film e serie tv disponibili in inglese, con sottotitoli in lingua locale, ma anche con alcune scelte pensate per il mercato interno come i diritti dello streaming delle partite di football NFL costati 50 milioni di dollari.
Per raggiungere quei mercati asiatici, mediorientali e africani Netflix punta molto sulla produzione glocal, prodotto risultante dalla combinazione di un sapore locale con una portata portata globale. In questi bacini di audience da capogiro, le barriere culturali pesano ancor più dell’accesso alla banda larga.
Per quanto Netflix preveda di aggiungere 3,2 milioni di abbonati nel prossimo trimestre, il modello di business di sottoscrizione al servizio di video streaming non riesce a finanziare l’attività di produttore che ha fato lievitare la sua struttura di costi. Il cash flow sotto di 423 milioni di dollari nel primo trimestre 2017, è previsto raggiungere quota meno 2 miliardi a fine anno. Al contrario Prime Video può contare sui cospicui flussi di cassa generati dalla divisione di data hosting Amazon Web Service, circa 10 miliardi di dollari all’anno.
Fonte: Repubblica Affari & Finanza