Secondo lo studio presentato dalla FCC al Congresso, gli States sono al 12mo posto, nell’area Ocse, per penetrazione della banda larga fissa e al nono in materia di diffusione dell’Internet veloce in mobilità. Non sempre il problema è la mancanza di infrastrutture: in molte aree non decolla la domanda.
Da sempre considerati l’avanguardia della tecnologia, patria di colossi di Internet e dell’hitech come Google, Microsoft e Ibm, gli Stati Uniti perdono colpi in termini di competitività quando si tratta di portare il Paese nella rivoluzione digitale. Per adozione della banda larga e velocità di download, gli States sono indietro a molti altri Paesi del mondo, rivela l’ultimo report della Federal Communications Commission.
Secondo i dati della penetrazione della banda larga nei membri dell’Ocse, gli Usa sono al nono posto su 29 nazioni per adozione del mobile broadband (su base pro-capite) e dodicesimi su 33 Paesi per percentuale di case raggiunte dalla banda larga fissa (63%). In molte grandi città di Europa e Asia, inoltre, i consumatori possono contare su velocità di download molto maggiori che nelle grandi città Usa: per esempio, la velocità media di download è di 11.7 Mbps a New York (popolazione di circa 8,4 milioni di persone), contro i 35.8 Mbps di Seul (10 milioni di persone).
Il Broadband Progress Report to Congress rivela altri dati che l’agenzia federale ritiene allarmanti. Quasi 26 milioni di americani, per lo più nelle aree rurali, sono tagliati fuori dalle nuove opportunità di lavoro e di business create dalla banda larga. Il problema è di duplice natura, perché, anche se lo studio indica che per questi americani non è disponibile l’infrastruttura di Internet veloce, circa un terzo degli americani che hanno a disposizione tale infrastruttura non si abbonano alla banda larga. Ci sono dunque molteplici barriere all’adozione, non solo la disponibilità ma anche il costo, l’alfabetizzazione digitale e le preoccupazioni relative alla privacy. (Corriere delle comunicazioni)