PWC: nel 2026 raddoppio di ricavi per la TV on demand

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Secondo l’ultimo studio PWC “Entertainment & Media Outlook in Italy 2022-2026” il mercato della TV on demand aumenterà progressivamente i ricavi fino a raddoppiarli entro 5 anni.

Il mercato VOD della tv in streaming, secondo PWC, continuerà a espandersi con ricavi in crescita ogni anno in media del 14,6% per arrivare a 2,4 miliardi di euro nel 2026. Dalle stime dello studio, all’interno del capitolo dedicato agli Over The Top, emerge un trend assodato, nonostante la flessione post-pandemia, che va di pari passo con le abitudini di consumo dei contenuti on demand, soprattutto delle più giovani generazioni che si tengono lontane dall’uso del televisore e del tradizionale palinsesto della TV lineare.

PWC riporta che nel 2021 i ricavi del mercato OTT hanno raggiunto 1,205 miliardi: nel dettaglio 1,075 mld dello SVOD, cioè i servizi ad abbonamento come Netflix, Amazon Prime Video, Disney+) e i 130 mld del TVOD, cioè il video on demand pagato per vedere il singolo contenuto, come Chili o Rakuten TV. Il mercato VOD italiano è il quarto più grande dell’Europa occidentale, dopo Regno Unito, Germania e Francia.

Gli abbonamenti ai servizi video on demand nel 2021 hanno raggiunto la cifra di 15,3 milioni, e secondo le stime dovrebbero continuare a crescere a un tasso medio annuo del 7,2% fino a 21,7 milioni nel 2026. Netflix, scrive lo studio, continuerà a rimanere leader del mercato, al secondo posto rimarrà DAZN con la Serie A e lo sport. Mentre Disney+ (con un incremento dell’11,1% medio annuo) potrebbe sorpassare Amazon Prime Video ponendosi come principale competitor di Netflix per l’intrattenimento. 

Lo studio PWC arriva proprio nel periodo di rivoluzione del mercato degli OTT che esordiscono tra questo fine 2022 e l’inizio del 2023 al business della pubblicità: con Netflix che lancia dal 3 novembre prossimo il suo nuovo  un piano di abbonamento economico con gli spot al costo di 5,49 euro al mese; e con Disney+ A che a dicembre prossimo lancerà la sua offerta con la pubblicità negli Usa.

Concessionarie e centri media hanno intanto iniziato a fare di conto. In un suo Point of view (Pov) GroupM segnala un Cpm (indicatore di costo per la pubblicità) di 38 euro. «Sarà un ingresso a più fasi, perché per ora sono poche le informazioni e i dati a supporto per poter gestire e modellare l’investimento pubblicitario nel modo più efficace ed efficiente possibile, ma con margini di crescita per le implementazioni previste nel corso dell’anno» spiega Federica Setti, Chief Research Officer di GroupM Italy. Attualmente, aggiunge, «Netflix si posiziona come un prodotto pubblicitario premium, con una inventory di qualità che punta a un pubblico adulto e di nicchia. La vera sfida sarà raccogliere il pubblico giovane e mantenere alto l’interesse dei grandi investitori pubblicitari di massa».

Secondo quanto invece scrive Omg in un suo Pov «l’avvio sarà graduale, suona molto come una sperimentazione, anche perché le stime di Netflix per il mercato italiano parlano di 50 mila utenti con pubblicità per il mese di debutto a novembre che dovrebbero salire già a 160 mila nel mese di dicembre, 500 mila per il Q1 2023, per arrivare poi a 1,3 milioni in Q3 2021». Per Stefano Visintainer, Research director di Omg, «il Cpm d’ingresso è decisamente importante, 10 volte più alto di quello televisivo. Visti i pochi utenti raggiungibili nel primo mese di lancio, per un investitore è più una questione di esserci a livello di immagine che di un ritorno in altri termini. Col tempo invece diventerà una piattaforma essenziale per colpire i target più giovani non più raggiungibili con la sola tv lineare».

Fonte: Il Sole 24 Ore

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