L’Italia è un paese per vecchi… analfabeti digitali. Lo dimostrano i dati degli istituti di ricerca internazionali, che collocano il nostro Paese tra gli ultimi posti in Europa per la diffusione della banda larga e ultralarga. Lo ha affermato recentemente il presidente Agcom, Angelo Marcello Cardani, nella relazione annuale presentata in luglio al parlamento che si è concentrata soprattutto sulle condizioni arretrate e suoi numeri impietosi della Rete italiana.
«La domanda di Internet in Italia vede il nostro paese al quarto posto in Europa nella non invidiabile classifica del numero di individui che non hanno mai avuto accesso a Internet. 37,2% contro una media Ue 27 di 22,4%» ha dichiarato Cardani. In soldoni un italiano su due non ha mai utilizzato il Web e Internet. E meno di un italiano su due utilizza la Rete regolarmente.
Il problema del ritardo nello sviluppo della banda larga (scarseggiano infatti gli accessi ADSL sopra i 10 Mb/s) e delle nuove reti ultraveloci si interseca nel puzzle dello scorporo della rete fisica dell’ex monopolista Telecom Italia. L’endemico divario digitale italiano non nasce solo dall’arretratezza delle infrastrutture di rete e dalla scarsa copertura della banda larga, che pur incide collocando il Paese tra gli ultimi in Europa, ma prende forza dal cosiddetto digital divide culturale, cioè quella mancanza di basi, strumenti e di informazioni che rendono i cittadini meno interessati o addirittura ignoranti all’utilizzo della Rete.
Il divario culturale e la mancanza di accessi e velocità sono due temi strettamente collegati, scrive Massimo Mantellini su l’Espresso, dato che le aziende telefoniche esitano ad investire in un contesto di mercato dove l’accesso alla Rete è così poco richiesto. Le chiamano aree a fallimento di mercato.
L’Italia è però un Paese per vecchi….teledipendenti. Il sistema italico e il suo governo (i suoi tanti governi da trent’anni a questa parte) non sembrano avere soluzioni immediate. Anzi non sembrano quasi avere interesse per uno sviluppo tecnologico e culturale fondamentale come quello di Internet.
Per ribaride il punto di vista telecentrico del Bel Paese il premier di larghe intese Letta ha recentemente lanciato infatti una proposta “innovativa“: creare un nuovo (un altro…?) servizio pubblico radiotelevisivo europeo, che abbia nella radio il suo primo prototipo, nel semestre di presidenza dell’Unione Europea… No comment.