Il Digital Divide frena l’economia italiana

Da un articolo di Luca De Biase su Il Sole 24 Ore del 24/12/2010:

I dati OCSE dimostrano che quando crescono le connessioni veloci si ha uno sviluppo più rapido del paese.

L’Italia è di certo un’espressione geografica. Festeggia i suoi 150 anni della sua forma politica. Ma non riesce ancora a definirsi dal punto di vista statistico, almeno quando si parla di accesso alle tecnologie della conoscenza. Perché le divisioni tecnologiche, economiche e culturali che separano la sua popolazione restano tanto invalicabili, da rendere incomprensibile un’analisi della situazione basata solo sulle medie e sui dati nazionali.

Sicché come è vero che la scarsità dell’accesso a Internet in banda larga in Italia è un sintomo della lenta crescita economica del paese, è anche vero che la malattia si chiama digital divide. La segregazione digitale, che esclude dalle tecnologie che alimentano le opportunità economiche, è a sua volta causata da tre fenomeni.

Il primo è tecnico. Si stima che il 10% della popolazione non possa accedere fisicamente alla banda larga perché il territorio dove vive non è collegato. II secondo è economico: il costo dell’abbonamento alla rete è una barriera per la parte della popolazione che non ha un reddito sufficiente: è certamente il caso del 10% della popolazione che rientra nella definizione di “povertà”. E il terzo è culturale: anche tra chi vive in un territorio connesso e può permettersi l’abbonamento c’è chi non è interessato a Internet.

Il primo vincolo, in termini numerici, è probabilmente l’analfabetismo funzionale che, in base alla definizione dell’Unesco, riguarda almeno un terzo della popolazione. Una scuola efficiente è decisiva. La spinta a superare questi vincoli deriva prima di tutto dai giovani e gli adolescenti. Il CENSIS, l’EURISPES e l’ISTAT sono unanimi. La disposizione dei ragazzi a usare la rete, soprattutto per collegarsi agli amici, è tale da convincere le famiglie all’acquisto dei materiali e degli abbonamenti necessari.

In secondo luogo, la dinamica viene dalle aziende che, come segnalano gli stessi istituti di ricerca, in gran parte, interpretano la rete come una tecnologia necessaria all’efficienza e alla competitività aziendale. Infine, un’accelerazione della domanda di accesso alla rete deriva, almeno potenzialmente, dalla pubblica amministrazione, quando si organizza in modo da erogare servizi efficienti via Internet.

Ebbene. I dati dell’OCSE dimostrano in modo chiaro che quando cresce la banda larga per l’accesso a Internet accelera la crescita economica. Ma il fenomeno non si manifesta omogeneamente in un territorio: dipende da catalizzatori sociali e da poli di sviluppo che se hanno successo trascinano nel loro vortice il resto della società.

E l’effetto in termini di crescita economica di un maggiore accesso alla rete, può apparire limitato nelle fasi iniziali ma si ingrandisce nel tempo. Sicché quando si sostiene che non c’è domanda sufficiente di banda Internet per giustificare gli investimenti che sarebbero necessari per ammodernare la rete, si dimostra di sottovalutare il peso del digital divide, il valore delle frange sociali che spingono per la connessione, e la dinamica economica complessiva che la rete innesca. Corea e Giappone, Singapore e Svezia insegnano.

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