9 giugno 2009 – Il vice ministro allo Sviluppo Economico Paolo Romani detta la linea guida: «investiremo 1.471 milioni di euro per la banda larga in Italia entro il 2012, che porterà a un incremento di 2 miliardi del PIL». Un sfida decisa contro il digital divide che creerà un giro d’affari consistente, finanziato con i soldi dello Stato, ma con numerosi appalti per i privati, che coinvolgerà ben 40000 professionisti del settore delle ICT.
Il progetto a lungo termine del governo, costituito per raggiungere la diminuzione del divario digitale, che vede il nostro paese in netto ritardo rispetto alla maggiornza dei paesi europei, a quando pare, dovrebbe comprendere la stesura delle fibre ottiche sul territorio, l’aggiornamento delle reti mobili e fisse, il potenziamento delle infrastrutture delle telecomunicazioni, che porterà la banda larga disponibile per tutti gli italiani fino a 20 Mb e la portata di segnale per la telefonia mobile fino a 2 Mbit.
I propositi del ministero e del Dipartimento alle comunicazioni sono interessanti e le premesse altrettanto importanti per portare finalmente l’Italia al completo accesso alla rete. Ma siamo sicuri che queste dichiarazioni non celino l’esordio dei soliti affari di investitori e speculatori orientati solamente a un grosso business? Viviamo nel paese dei cantieri infiniti, delle autostrade realizzate in 30 anni, delle infrastrutture mai terminate, e delle solite promesse da marinaio che da anni i governi e le telecom ci propinano.
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