DAZN sempre più in rosso. Deficit da 2,2 mld di euro nel 2021

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DAZN ha chiuso il bilancio 2021 in perdita per 2,33 miliardi di dollari (2,17 miliardi di euro). Dal 2016 il passivo cumulato è a 5 miliardi: pesano le spese per conquistare i diritti tv.

La piattaforma streaming sportiva, che in Italia ha l’esclusiva per i i diritti TV di tutte le partite della Serie A per il triennio 2021-24, e che fa tanto arrabbiare i tifosi italiani con i troppi disservizi, non può vantare dei conti di primo ordine. DAZN ha chiuso il bilancio 2021 con una perdita di 2,33 miliardi di dollari (2,17 miliardi di euro) tale da portare le perdite complessive dal 2016, anno del lancio, in poi a 5 miliardi di euro secondo i calcoli di Bloomberg effettuati dopo aver preso visione dei bilanci della società.

Nonostante ciò i ricavi fra 2020 e 2021 sono saliti del 79% a 1,56 miliardi di dollari (1,45 miliardi di euro). Ma nello stesso periodo anche i costi operativi sono saliti del 44% a 2,9 miliardi di dollari. L’aumento del fatturato, secondo Il Sole 24 Ore, non è riuscito a compensare costi, soprattutto se si contano le spese per i diritti TV saliti a 1,9 miliardi di dollari rispetto ai 1,2 miliardi dell’anno prima.

Secondo il CEO global di DAZN, Shay Segev, gli ingenti investimenti per i diritti TV del calcio (Serie A in Italia e Bundesliga in Germania) da 1,3 mld di dollari, potranno essere sostenuti dall’infrastruttura consolidata del gruppo che consentirà al business di passare alla fase successiva. DAZN nel 2023 infatti vorrebbe passare all’incasso e attende i frutti degli aumenti dei prezzi  e del numero degli abbonamenti. Nel 2022 in ogni caso i ricavi sono saliti a 2,3 miliardi di dollari. L’obiettivo è quello di rendere l’attività redditizia entro l’ultimo trimestre del 2023.

Nonostante l’enorme voragine dei conti l’azienda non ha ancora rinunciato ai progetti di quotazione in borsa, anche se l’opzione per ora è stata messa in stand by per le difficoltà sui mercati finanziari. Ma fra due o tre anni DAZN potrebbe diventare comunque una società quotata, come è già accaduto a Netflix e Amazon.

Fonte: Il Sole 24 Ore

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