Connected Tv e pubblicità (infografica)

“La televisione è non solo una tecnologia o un semplice apparecchio – come un tostapane – che ha trovato posto nelle nostre case per più di 50 anni. In realtà, funziona sia come una tecnologia sia come uno strumento di cultural storytelling”. La citazione, che è di Amanda D. Lotz, apre il libro Connecting Television, in cui Alberto Marinelli e Giandomenico Celata, con la partecipazione del Presidente Francesco Soro, disegnano gli scenari della televisione del futuro.

E’ ormai un dato acquisito, infatti, che la drastica modifica delle abitudini di consumo di video che ha caratterizzato gli ultimi anni – dal televisore analogico, ai connected device, passando per la tv via cavo, il digitale terrestre e via discorrendo – ha rivoluzionato, o comunque è in procinto di rivoluzionare, la televisione. Che non è moribonda, come asseriscono alcuni, nè è in procinto di essere soppiantata da internet. Più semplicemente, cambia.

In questo quadro, cambia anche la pubblicità, perchè gli inserzionisti, sia pure con qualche ritardo e ritrosia, hanno finalmente cominciato a capire le potenzialità della convergenza cross-mediale. Per comprendere meglio i trend, Video Tremor ha commissionato a Frank N. Magid Associates Inc. uno studio, ovviamente focalizzato sul target 18-54,  su preferenze e abitudini dei consumatori delle connected tv.

Nella infografica qui a fianco sono descritti i risultati, che confermano una volta di più come lo scenario televisivo, ormai affollato di nuovi player (broadcaster, broadbander, tech industry, social network), sia in continuo divenire. Tanto che – secondo alcuni – sarebbe addirittura vicina la fine della tv via cavo e via satellite. Tesi che, come sapete, da queste parti non condividiamo, ma di cui comunque è bene dare conto.

La ricerca ha fatto molto discutere. I broadcaster tradizionali hanno contestato che le percentuali di click sulle inserzioni pubblicitarie on line possano davvero essere così alte. Stesso vale a dirsi per le ore di consumo quotidiano sui connected device dichiarata dal campione. E, dall’altro lato, i puristi del web hanno storto il naso di fronte all’invasione delle inserzioni pubblicitarie. Staremo a vedere cosa accadrà.

Fonte: next-tv.it

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