Il governo italiano cerca disperatamente di accorciare i tempi di copertura del segnale digitale terrestre sul territorio nazionale, e nel frattempo si allungano quelli della messa in opera della cablatura telematica italiana. Il progetto del Ministero dello sviluppo economico dipartimento per le comunicazioni che dovrebbe portare la banda larga in tutto il paese entro il 2012 è fermo. Il piano Romani, dal nome del sottosegretario ha a disposizione 1.450 milioni di euro, ma non ha avuto ancora l’approvazione del CIPE.
Il progetto dovrebbe cablare il territorio riducendo così un divario digitale che affligge da troppo tempo il nostro paese. Ma gli 800 milioni di euro di finanziamento statale non sono stati erogati, perciò rimangono bloccati anche i 200 milioni di investimenti delle telcom private, con Telecom Italia in prima fila.
Per ora sono partiti i potenziamenti delle linee telefoniche nel sud del paese a carico dell’ente statale Infratel e le cablature di banda ultralarga nelle città più grandi come Roma e Milano, dove per altro la banda larga è già ben servita. Troppo poco per erodere il divario digitale entro il 2012. Gli interessi privati giocano un ruolo decisivo in questo processo, e fino a quando ogni azienda privata ed ogni investitore non otterrà il suo tornaconto la grande cablatura, iniziata negli anni novanta col progetto Socrate e mai concluso, non potrà partire.
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