Netflix registra un aumento degli abbonati di 5,9 milioni

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Netflix ha registrato un aumento degli abbonati di 5,9 milioni nel secondo trimestre del 2023, superando le aspettative degli analisti. Il totale globale degli abbonati è ora di 238,3 milioni.

Netflix ha chiuso il secondo trimestre del 2023 con una crescita degli abbonati molto superiore alle attese: sono saliti di 5,9 milioni, portando il totale a 238,3 milioni.

I profitti del gigante dello streaming sono saliti a 1,5 miliardi di dollari, mentre gli utili per azione sono stati di 3,29 dollari. I ricavi sono lievitati di quasi il 3% a 8,2 miliardi. Nonostante i risultati positivi, i titoli Netflix sono scesi a Wall Street nelle contrattazioni after hours, arrivando a perdere fino al 9 per cento. A pesare sono state le previsioni sotto le attese per il terzo trimestre, quando Netflix prevede revenue di 8,52 miliardi. Quest’anno i titoli sono tuttavia reduci da un rialzo del 60% e avevano raggiunto i massimi delle ultime 52 settimane soltanto mercoledì scorso. Le entrate medie per utente sono diminuite, ma si prevede un’accelerazione nella seconda metà del 2023.

Netflix ha inoltre annunciato alcuni cambiamenti nella sua strategia. Ha imposto ieri la sospensione del piano base senza pubblicità nel Regno Unito e negli USA, anche se gli abbonati con questo piano potranno mantenere l’abbonamento base sino alla disdetta volontaria. L’obiettivo è aumentare le entrate e la crescita del servizio sostenuto dalla pubblicità, che offre un piano più economico a 6,99 dollari al mese. Il colosso di Los Gatos ha inoltre introdotto in questi mesi il paid sharing (cioè il costo aggiuntivo da 7,99 dollari per la condivisione dell’account fuori dal nucleo familiare) per limitare la condivisione degli account.

Il gigante dello streaming ha anche dichiarato di essere interessato a possibili acquisizioni di proprietà intellettuale per arricchire il suo catalogo di contenuti. Infine, Netflix sembra essere in grado di affrontare lo sciopero di attori e sceneggiatori a Hollywood, che potrebbe rallentare la produzione di nuovi programmi.

Fonte: Il Sole 24 Ore

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